Di seguito pubblichiamo l’omelia pronunciata dal vescovo della Diocesi di Faenza Modigliana, Mario Toso alla Chiesa del Suffragio il 2 novembre scorso in occasione della commemorazione dei defunti.
L’omelia del vescovo
Cari Fratelli e sorelle, nel contesto della solennità di tutti i santi celebriamo la santa Messa della Commemorazione di tutti i defunti. Ricordiamo i nostri defunti, tutti coloro che ci hanno preceduti nel segno della fede, i nostri parenti, i nonni, i sacerdoti, i defunti della famiglia Ferniani, i morti delle guerre passate e presenti, perché possano godere della pienezza di vita che il Risorto ha conquistato per l’umanità. La prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza (Sap 3, 1-6.9), ci ha detto che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Agli occhi degli stolti parve che morissero. La loro fine fu ritenuta una sciagura. In realtà essi sono nella pace. Perché? Il motivo è che tutti quelli che hanno vissuto l’amore con fedeltà rimangono presso Dio e vivono immortali.
L’Apocalisse di san Giovanni apostolo conferma la prospettiva di una vita eterna per gli uomini. Essi abiteranno in una città santa, in una Gerusalemme nuova. La ragione di questo è che Dio, con la morte e la risurrezione del Figlio, crea cieli nuovi e una terra nuova. Dio nella nuova creazione ci fa abitare con Lui. Il suo Figlio si è incarnato in noi, è morto ed è salito al cielo, ove è andato per aprirci la strada e prepararci una dimora definitiva. Asciugherà ogni lacrima. Non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima non esisteranno più. O, meglio, esisteranno ma in una maniera nuova.
Viviamo, dunque la Commemorazione di tutti i fedeli defunti con uno spirito cristiano, cioè nella luce del Mistero pasquale. Cristo è morto e risorto e ci ha aperto il passaggio alla casa del Padre, il Regno della vita e della pace. Chi segue Gesù in questa vita è accolto dove Lui ci ha preceduto. A motivo di questo, mentre facciamo visita al cimitero ricordiamo che lì, nelle tombe, riposano solo le spoglie mortali dei nostri cari, in attesa della risurrezione finale. Le loro anime, come dice la Scrittura, già sono nelle mani di Dio (cf Sap 3,1). Pertanto, il modo più proprio ed efficace di onorarli è pregare per loro, offrendo atti di fede, di speranza e di carità. In unione al Sacrificio eucaristico, possiamo intercedere per la loro salvezza eterna, e sperimentare la più profonda comunione, in attesa di ritrovarci insieme, a godere per sempre dell’Amore che ci ha creati e redenti.
Potremo raggiungere più sicuramente i nostri cari defunti vivendo le beatitudini che il Vangelo di Matteo ci dice essere state consegnate da Gesù ai suoi discepoli (cf Mt 5, 1-12a). Vivendo le beatitudini rimarremo in Cristo, vivremo il suo mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione: rimarremo nel suo Amore, nella comunione con Lui che ci assicura il legame più profondo con i nostri cari defunti. Cristo incarnato, morto e risorto è, infatti, ponte fra noi che siamo vivi su questa terra e i nostri cari che già sono in Lui.
L’Amore di Cristo, che unisce sia noi e sia i nostri defunti a Lui, consente tra noi, ancora pellegrini su questa terra, e i nostri cari un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto, oltre il confine della morte. Questa è stata una convinzione fondamentale della cristianità attraverso tutti i secoli e resta anche oggi una confortante esperienza spirituale. Chi non proverebbe il bisogno di far giungere ai propri cari già partiti per l’aldilà un segno di bontà, di gratitudine o anche di richiesta di perdono? Nell’Eucaristia che ci fa vivere un vicendevole dare e ricevere preghiamo per i nostri defunti, chiediamo a loro di accompagnarci nella conclusione della Visita pastorale e nella celebrazione del nuovo anno giubilare, Chiediamo allo Spirito santo di prendere casa nei nostri cuori, di mandarci nuovi operai, di donare sollievo alla nostra terra colpita da molte calamità.
+ Mario Toso