«Noi, battezzati, cresimati, noi che partecipiamo all’Eucarestia, siamo invitati a vivere Cristo, in Lui, per Lui. Gesù il Signore ci invita a mettere Lui al centro della nostra vita. Ci sollecita a fare una scelta fondamentale: essere suoi, essere uniti a Lui, il missionario per eccellenza. Ci ama ancora prima della scelta di seguirlo. Fissa lo sguardo su di noi, ci ama, ci chiede di fidarci solo di Lui e ci chiama a seguirlo per essere missionari come Lui». È questo il messaggio, a commento del brano evangelico del giovane ricco, che il vescovo monsignor Mario Toso ha lasciato alla comunità dell’Unità pastorale “Faenza nord”, domenica scorsa, durante la messa in occasione della conclusione della sua visita.

“Investire di più e meglio sul nostro amore a Gesù”

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«Non ci deve sorprendere – ha proseguito il vescovo – che questo invito così importante non sempre venga accettato: basare la propria vita su Cristo e la sua Pasqua, e non su noi stessi, è una sfida continua perché la cultura consumistica e utilitaristica di oggi ci spinge a mettere al primo posto il nostro io, le nostre scelte idolatriche. Mettere al centro del nostro cuore Cristo ci chiama a mettere ordine nel cuore, a posporre, rispetto a Lui, il nostro io, i nostri piccoli progetti, per fare spazio alla sua Persona, al suo Amore. Ponendo Cristo al primo posto non rinunciamo alla nostra libertà: viviamo la scelta di farci una famiglia, di vivere le nostre amicizie, di svolgere la nostra professione, di andare incontro al povero, di vivere la politica con il cuore, con l’amore di Cristo stesso. Capovolgiamo la gerarchia dei nostri beni-valori».
Il vescovo ha inoltre invitato l’assemblea a fidarsi del Signore «sempre, in ogni occasione e in ogni iniziativa. Solo amando come ama Gesù potrete fare chiarezza sul vostro cammino personale e comunitario. Solo così sarà più forte il vostro senso di appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, quella comunità che ci accoglie, ci nutre e ci edifica cristianamente e umanamente».
«Tutti desideriamo una Chiesa giovane, accogliente, gioiosa – ha sottolineato il vescovo -, però sono sempre gli altri che devono realizzarla. E mentre noi demandiamo ad altri l’edificazione di una comunità rinnovata, non ci accorgiamo che sono sempre meno coloro che sono disposti a donare la propria vita per la Chiesa e il Signore. Invito, pertanto, voi e tutte le varie componenti ecclesiali a cui appartenete, soprattutto quelle che si sentono staccate dalla vita parrocchiale, a vivere con più determinazione e responsabilità nella vita della comunità ecclesiale. Sembra un controsenso, ma al giovane che ha molti beni il Signore chiede di lasciare tutto, ovvero lo chiama attraverso il suo difetto, l’eccessivo attaccamento ai beni materiali. Pietro è stato chiamato attraverso le sue tre imperfette professioni di fede. Così, Paolo venne chiamato mentre perseguitava in maniera accanita Cristo nei suoi discepoli. Penso che, per migliorare le nostre comunità, è giunta l’ora di investire di più e meglio sul nostro amore a Gesù, che tutti ci unisce in Lui nella comunione tra di noi. Investiamo maggiormente in cammini condivisi, in orizzonti comuni, in armonia con tutta la nostra comunità parrocchiale e la nostra Chiesa diocesana»
«Quanti di noi – ha chiesto il presule – si accorgono che nei nostri territori non solo diminuiscono i matrimoni cristiani, i battesimi ma anche i sacerdoti e le persone consacrate? Come immaginiamo fra pochi anni le nostre comunità, che ora vogliamo belle, gioiose, attraenti? Credo che potrebbe tornarci utile l’immagine che ci viene dal mondo scout, quella del falò. Il falò crea gioia e riscalda nella notte soprattutto se ci sono giovani e persone che provvedono ad alimentarlo. Così è per le nostre comunità ecclesiali. Esse possono essere accoglienti, vicine, giovani, gioiose se vi saranno persone che, innamorate di Gesù, sapranno donarsi a Lui e ai fratelli». Il vescovo si è poi soffermato sull’istituzione dei nuovi lettori e accoliti. «La maturità della comunità – ha detto monsignor Toso – emerge dalla capacità di suscitare vocazioni, in particolare vocazioni di speciale consacrazione, che vanno accompagnate con costanza dal punto di vista spirituale. Sappiate, dunque, tenere acceso il fuoco d’amore per Cristo, l’unico centro di ogni attività, il centro che ci pone tutti alla stessa distanza e tutti fraternamente uniti, pur nelle differenze, nell’unica fonte di pace e gioia che è il Risorto. Lodo, quindi, e incoraggio coloro che si presenteranno davanti al vescovo per essere istituiti Lettori e Accoliti il cui impegno è espressione di una risposta generosa nei confronti della chiamata che il Signore ha loro rivolto per il servizio alla comunità ecclesiale».