Inaugura il 12 ottobre, alle ore 11, in occasione delle celebrazioni della ventesima Giornata del Contemporaneo indetta da Amaci, il progetto permanente site specific “Stairing” di Guglielmo Maggini, vincitore del bando “Per Chi Crea” – Edizione 2023 – under 35 – promosso dalla SIAE per la produzione di nuove opere.

Dopo alcuni mesi di residenza nei nostri laboratori Guglielmo Maggini (Roma, 1992), artista già selezionato alla 62° edizione del Premio Faenza, ha progettato e realizzato un’installazione in ceramica e resina su misura per l’imponente scalone di ingresso del MIC Faenza, in dialogo con il grande pannello “Nero e oro” (1993) di Burri.

Il titolo “Stairing” è infatti un ambivalente gioco di parole ideato dall’artista. Nella sua etimologia anglosassone “stairing” è l’azione di guardare – in questo caso il suo “maestro”, Alberto Burri – ma indica, allo stesso tempo, l’azione di salire la scala.

L’opera in ceramica e resina riveste parte della scalinata inondando i gradini in marmo di un tappeto liquido di materia rosa dalle diverse sfumature e dai diversi.

Il flusso di ceramica contaminata dalla plastica – materia cara non a caso anche al suo maestro Burri – scende inarrestabile dai gradini più alti della gradinata quasi a rappresentare un’esplosione di sensazioni e memorie inconsce custodite nelle tante opere presenti nell’immensa collezione del museo faentino.

“Dopo il bombardamento del maggio 1944 il Museo di Faenza venne ricostruito e inaugurato nel 1952 con un ingresso imponente, un grande scalone che richiamava stili e forme di un passato non più in linea con l’attualità che l’architettura della ricostruzione post-bellica imponeva. – racconta Claudia Casali, direttrice del MIC Faenza –

Venne infatti scelto un rivestimento greve in marmo con un severo grigio che ne connotò la struttura, il senso di spazialità e di accoglienza. Ho sempre pensato che questo ingresso avesse bisogno di una prospettiva più contemporanea e più accogliente, a partire proprio dalla luce che deve modellare lo spazio, non mortificarlo con la sua assenza.

Inserire un intervento contemporaneo, nuovo, con materiali attuali è stato sempre un obbiettivo che finalmente ha trovato esito positivo grazie al dialogo e alla proposta di Guglielmo Maggini”. 

Il lavoro di Guglielmo Maggini ha luogo al confine tra installazione e scultura. Le sue forme con-fondono con ironia materiali diversi in una proliferazione organica di elementi e gesti.

Una ricerca che parte dalla sperimentazione tra materiali nella contraddizione tra natura/artificio per arrivare ad una dimensione intima del rapporto tra sensualità e tattilità, tra memoria e inconscio.

“Ricordo la prima volta che mi sono diretto a Faenza: è stato durante l’alluvione del maggio 2023. – conclude Guglielmo Maggini .- Dentro quello scenario drammatico, ben noto alle cronache, conservo un’immagine spaesante: un tappeto rosa di fiori a pelo d’acqua, vastissimo, erano i peschi delle coltivazioni agricole lungo l’autostrada. Alberi sommersi per chilometri. In questa risaia spettrale e assurda riemergevano solo alcuni boccioli, solo le punte delle chiome sfioravano la superfice. Poi sono arrivato al Museo, mi sono levato le scarpe incrostate di fango e scalzo mi sono perso nel resto meraviglioso”.

Per l’occasione sarà presentata la monografia, edita da Gli Ori, curata da Claudia Casali e Irene Biolchini.

L’installazione sarà visitabile ad ingresso libero dalle ore 11 alle ore 19.