Recuperare allo stesso tempo manufatti antichi e giovani in difficoltà. Il tutto con la costanza, la precisione e la competenza che richiede l’arte del restauro: levigatura, stuccatura, verniciatura e attività di falegnameria. È da questa idea di partenza che è nato, sotto la spinta delle Settimane sociale dei cattolici nel 2018, Restart. Il progetto ideato da tre faentini – Mattia Carroli, Riccardo Drei, Matteo Zinzani – si è fin da subito proposto di mettere in pratica un «lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale». Al centro c’è la crescita di ragazzi e ragazze attraverso la riscoperta del lavoro manuale e dell’arte del restauro. Nel laboratorio ogni giorno si recuperano oggetti che altrimenti andrebbero persi (mobili, oggettistica della casa, ma non solo) affiancandosi a giovani che faticano a trovare una propria dimensione tanto in attività lavorative quanto come persone. Il tutto a fianco di adulti che, attraverso l’insegnamento, possono trasmettere alle nuove generazioni il loro patrimonio di valori e di competenze, aiutandoli a trovare la propria passione. L’associazione Restart si rivolge a ragazzi e adolescenti che attraverso diverse attività manuali possono trovare un aiuto per ritrovare e vivere al meglio la propria dimensione sociale e per consolidare o ritrovare interesse al proprio percorso formativo, contrastando così fenomeni di abbandono scolastico sempre più diffusi. L’attività principale è di tipo laboratoriale in rapporto uno a uno e si svolge al pomeriggio. E come precisi intagliatori, i promotori di Restart hanno affinato ogni anno sempre di più il progetto, costituendo un’Aps e crescendo tanto nei numeri quanto nelle iniziative. Per conoscere il cammino fatto finora, abbiamo intervistato Tiziano Borgognoni, socio di Restart.

Intervista a Tiziano Borgognoni, “Oltre ai laboratori artigianali, quest’anno anche un’iniziativa legata al doposcuola. Il progetto finora più bello? Il restauro di una barca”

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Tiziano, sono passati sei anni dall’avvio: come procede l’attività?

Bene, nonostante tutto; come per altri anche la nostra realtà è stata colpita dalla pandemia prima e dall’alluvione dopo. Quest’ultimo evento ha inoltre comportato un’accelerazione nel trasferimento dei locali (già previsto) da Santa Chiara alla sede attuale, nel vecchio seminario di Faenza adiacente a piazza XI Febbraio, uno spazio messo a disposizione gratuitamente dalla Diocesi. I volontari e i ragazzi hanno continuato a venire e il bilancio economico è in positivo, direi un bel traguardo.

Quanti giovani sono passati da Restart?

Tra i 10 e 15 e ciascuno con tempistiche differenti. Chi ha partecipato per due anni e chi solo per qualche mese, chi ha smesso di venire e chi invece continua a varcare la porta di Restart.

Come ha risposto il pubblico?

Bene! Le persone, che siano amici, conoscenti o anche chi ci incontra per la prima volta e di noi ha solo sentito parlare, continuano ad affidarci lavori da fare e questo è importante. Il lavoro, e il sostegno, non mancano e il merito è soprattutto loro!

Attualmente quanti siete a lavorare o collaborare con Restart?

A lavorare in modo più o meno stabile siamo in 6-7 persone, collaboratori stretti che seguono il nostro percorso e condividono alcuni momenti con noi sono altri due o tre.

Dalla Settimana sociale dei cattolici di Cagliari a oggi, siete soddisfatti del cammino fatto?

Sì, dal momento che l’obiettivo era riuscire ad aiutare anche un solo ragazzo e questo è accaduto.
Uno dei primi era un “ritirato sociale”, anche grazie a Restart ora sta lavorando dopo aver concluso un professionale da elettricista e si è rilanciato nelle relazioni sociali. Altri hanno vissuto tramite questa realtà il periodo di “messa alla prova”, ovvero quella possibilità concessa ai minori di poter mantenere la propria fedina penale pulita nonostante i reati commessi, affrontando la sfida in modo positivo e accettando un aiuto nel farlo. In generale, specialmente per chi viene a Restart conscio delle opportunità che la nostra associazione offre, molti dei ragazzi sono cresciuti, migliorando in tutte quelle competenze di vita che oggi sempre più vengono richieste dalla società per esercitare una cittadinanza attiva e responsabile. Lavorare in gruppo, costruire insieme, dedizione e responsabilità, ma soprattutto ricercare la bellezza, ciò che non è primariamente utile ma comunque fondamentale, attraverso l’arte del restauro.

Come si svilupperà questo progetto nel futuro?

In concomitanza con l’inizio dell’anno scolastico abbiamo avviato un progetto di doposcuola. Oltre al lavoro, da quest’anno ci sarà la possibilità di venire aiutati nello studio e nei compiti, con una merenda conclusiva nella quale poter invitare amici, creando così un momento semplice, ma efficace, di aggregazione tra pari e con noi educatori. Per quanto riguarda il restauro, dalla fine dell’anno appena concluso e il nuovo che inizia è cominciata una collaborazione con alcune persone per il restauro di barche, sperando presto o tardi di poterci fare un giro sopra insieme ai ragazzi!

Tra gli oggetti più curiosi che siete riusciti a recuperare cosa c’è?

Oltre alla barca accennata prima, c’è un armadio trasformato in libreria, degli orologi con i pennelli al posto delle lancette, una specchiera da bagno costruita con delle vecchie casse per raccogliere l’uva.

Samuele Marchi

Un percorso per risvegliare passioni con testa, cuore e mani

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L’associazione Restart in linea con le proprie finalità statutarie svolge attività laboratoriali in cui ragazzi ed adolescenti, sotto la guida di alcuni adulti di riferimento, imparano a restaurare e trasformare oggetti antichi, in particolare mobili. Le attività che i ragazzi svolgono sono per la maggior parte semplici, quali levigatura, stuccatura, verniciatura e piccole attività di falegnameria; gradualmente però i ragazzi imparano lavorazioni più complesse e vengono coinvolti anche nella progettazione dei pezzi da realizzare, nelle scelte stilistiche, nel controllo di gestione della produzione di un manufatto. Man mano i giovani diventano sempre più protagonisti e creativi. Restart non vuole insegnare un mestiere, ma si propone di risvegliare passioni che il ragazzo dovrà coltivare e sviluppare nel proprio percorso scolastico. Ha sede a Faenza, in via Seminario 3.