Domenica 27 ottobre nello spirito del primo incontro interreligioso voluto da san Giovanni Paolo II abbiamo vissuto la pedalata del dialogo a Faenza percorrendo come in Indonesia un itinerario di amicizia e di fratellanza che ci ha condotti dal chiostro di san Francesco in cui era allestita una mostra sul dialogo interreligioso (con pannelli sull’incontro di Francesco col Sultano in Terra Santa, sull’enciclica Fratelli tutti e la dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza umana, fino alla recente dichiarazione di Istiqlal in Indonesia) fino al centro di cultura islamica passando per la chiesa ortodossa rumena (che ci ha accolto con vari canti) e la chiesa evangelica apostolica.
Nel segno del dialogo interreligioso
Il clima fraterno di incontro fra le comunità ha accolto i faentini che si sono uniti a questo percorso che da anni coinvolge anche l’amministrazione comunale e nelle prossime settimane coinvolgerà anche alcune classi della scuola media. Siamo stati introdotti alle tematiche della dichiarazione congiunta di Giacarta da due sorelle indonesiane, suore dell’Istituto Ghidieri e da padre Tarcisio frate di san Francesco già missionario in Indonesia che ringraziamo insieme all’amministrazione comunale e alla polizia che ci ha accompagnato lungo il percorso.
La mostra che era presente nel chiostro di san Francesco è pronta a girare nelle nostre comunità a chi ne facesse richiesta.
L’appuntamento per approfondire sarà il 16 novembre prossimo al teatro dei cappuccini per un incontro con frate Ignazio De Francesco che presenterà il suo ultimo libro Vivere senza la chiave, come lezione inaugurale della scuola di teologia diocesana. Seguirà lo spettacolo teatrale Joseph & Bros sulla vicenda biblica e coranica di Giuseppe e i suoi fratelli rivisitata dentro l’attualità di una cella di carcere in cui si trovano insieme un vecchio siciliano ex sicario, un giovane magrebino incastrato per droga dal suo migliore amico e un uomo di mezz’età, probabilmente ebreo, misterioso e colto.
Può essere stimolante rileggere le parole del Papa nel tunnel dell’amicizia che congiunge la moschea alla chiesa cattolica a Giacarta, il 5 settembre scorso:
Se pensiamo a un tunnel, facilmente immaginiamo un percorso buio che, specialmente se siamo soli, può farci paura. Qui invece è diverso, perché tutto è illuminato. Vorrei dirvi, però, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce. Noi credenti, che apparteniamo a diverse tradizioni religiose, abbiamo un ruolo da svolgere: aiutare tutti ad attraversare il tunnel con lo sguardo rivolto verso la luce. Così, al termine del percorso, si può riconoscere, in chi ha camminato accanto a noi, un fratello, una sorella, con cui condividere la vita e sostenersi reciprocamente.
Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, contrapponiamo il segno della fratellanza che, accogliendo l’altro e rispettandone l’identità, lo sollecita a un cammino comune, fatto in amicizia, e che porta verso la luce. Grazie a tutti coloro che operano convinti che si possa vivere in armonia e in pace, consapevoli della necessità di un mondo più fraterno. Auspico che le nostre comunità possano essere sempre più aperte al dialogo interreligioso e siano un simbolo della coesistenza pacifica che caratterizza l’Indonesia.
don Mirko Santandrea