Il 14 e il 15 settembre scorso si è svolto ad Acquapartita l’annuale ritiro della sezione Aia (Associazione italiana arbitri) di Faenza. Negli occhi del presidente Maurizio Marchesi trapela un po’ di emozione per l’inizio della nuova stagione. Per Marchesi l’arbitraggio non è una semplice attività, ma è coraggio e passione, che ha cercato di trasmettere agli oltre cinquanta arbitri presenti.

Intervista a Maurizio Marchesi, presidente Aia Faenza

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Gli arbitri dell’Aia di Faenza in ritiro

Presidente, qual è il ruolo dell’arbitro all’interno della partita?

Ha senza dubbio un ruolo fondamentale. Non solo far sì che il regolamento del gioco del calcio sia rispettato, ma garantisce che tutto sia regolare nello svolgimento della partita. Non è un ruolo da protagonista, ma è essenziale per il buon funzionamento della gara.

L’arbitraggio può essere considerato uno sport a tutti gli effetti?

Assolutamente sì. Arbitrare è uno sport divertente e di squadra. Anche se si è in campo si è soli, durante tutta la settimana c’è un bellissimo gruppo sezionale che lavora insieme: nelle lezioni, nella preparazione della gara e negli allenamenti. Arbitrare è fare sport sano.

Quali caratteristiche deve avere un buon arbitro?

Deve innanzitutto allenarsi, conoscere il regolamento e avere la capacità di leggere la partita nel suo evolversi e nel suo cambio di ritmo. Deve saper prevedere cosa può succedere e prevenire. Poi, nel caso, intervenire per far rispettare il regolamento.

Come è il rapporto tra arbitro-giocatori?

Sicuramente ci deve essere rapporto di collaborazione fra arbitro e calciatori, che deve includere anche gli altri componenti del mondo calcistico, che sono i dirigenti e il pubblico. Collaborazione significa che chi è lì da solo in mezzo a un campo, lo fa per il bene del calcio e per far rispettare il regolamento. Non ci sono ovviamente altri fini, come danneggiare l’una o l’altra squadra. Chi è lì cerca di trovare collaborazione in campo e magari anche sostegno dal pubblico, collaborazione deve essere la parola d’ordine in qualsiasi sport.

Cosa rappresenta a livello locale l’Aia (Associazione italiana arbitri)?

La sezione G. Santini di Faenza ha oltre 75 anni di storia ed è composta da oltre cento associati. Per me è una soddisfazione poter lavorare con giovani dai 14 anni fino ai membri storici che superano gli 80. A livello territoriale, siamo una nicchia felice dello sport, che continua ad accogliere nuovi giovani. Ogni anno organizziamo un corso aperto a tutti gli interessati con più di 14 anni che vogliono entrare nella famiglia. Collaboriamo a stretto contatto con la Figc e con le altre 13 sezioni dell’Emilia-Romagna per formare i nostri ragazzi nello sport e nella vita. Per me l’arbitraggio è correre, fischiare, ma soprattutto divertirsi.

Mattia Bandini