Rabbia, incredulità, sconforto, incertezza. I giorni ‘dopo’ sono quelli più difficili. Ci si sveglia sgomenti, sperando che si sia trattato del solito incubo. E invece no. E’ successo di nuovo, per la terza volta in sedici mesi. Almeno per quanto riguarda il Borgo di Faenza. La solidarietà è bella, scalda il cuore ma, da sola, non basta. Servono soldi, tanti e subito e serve una programmazione di ampio respiro che metta in sicurezza il Marzeno, che il sindaco Isola ha definito “ingestibile”.

Mattia Lucatini, “Dallo stato neanche un euro, il futuro è un’incognita”

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La scuola di musica Artistation la mattina del 21 settembre

In Borgo ci sono attività che sono finite sott’acqua tre volte, proprio mentre stavano tentando a fatica di riprendersi, grazie a fondi privati e a debiti, tanti. “Dallo Stato neanche un euro per ora”, ci aveva raccontato Mattia Lucatini, direttore di Artistation appena due settimane fa, felice, finalmente, di riaprire le porte agli studenti. E invece no. Due metri di acqua e fango hanno sfondato con tutta la violenza della piena le pareti colorate in cartongesso, divelto le porte, frantumato i vetri, distrutto i pavimenti. Tutto da rifare. “La situazione è simile alla prima alluvione – spiega Lucatini -. Dentro c’erano almeno due metri di acqua e soprattutto fango. Avevamo terminato i lavori da appena una settimana. Per fortuna sono riuscito a portare via in fretta e furia via gran parte della strumentazione, ma non l’arredamento, nuovo di zecca. Forse riusciremo a salvare qualche asta e leggìo. Meno male che i pianoforti non erano ancora arrivati. Stiamo tirando via il fango con gli spurghi – aggiunge -, insieme a tantissimi volontari che ci stanno aiutando a pulire”.

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Il futuro è un’incognita. “Adesso è difficile capire cosa fare. Mi avevano assicurato che cose del genere capitano ogni duecento anni e invece l’acqua ha distrutto la nostra sede tre volte in meno di un anno e mezzo. Ripartire qui vorrebbe dire fare altri investimenti importanti, con fondi che non ho e che non so nemmeno dove trovare. Tra l’altro sono gravato da un mutuo, completamente da pagare e da una struttura per cui ho speso centinaia di migliaia di euro. Non volevo neanche la raccolta fondi”. Ci hanno pensato i ragazzi della scuola: loro, alla scuola non rinunciano.

Barbara Fichera