Fazzolettoni scout di tutti i colori, oggi pomeriggio, nella chiesa di San Pietro in Vincoli per dare l’ultimo saluto a Vittorio Pranzini, storico capo, pedagogista, ex dirigente comunale all’Istruzione Pubblica e memoria dell’Agesci anche a livello nazionale, morto giovedì all’età di 84 anni (ne avevamo parlato qui). In tanti hanno voluto ricordarlo soprattutto come “educatore” e uomo a servizio, non solo della sua associazione, ma del bene comune, della sua città, e degli altri. Sulla bara, oltre ai fiori dei suoi cari, la moglie Chiara e i figli Elisa, Jacopo e Nicolò il fazzoletto dell’ultimo gruppo nel quale ha militato, il Masci la Traccia.

La chiesa di San Pietro in Vincoli è piena per la Messa funebre presieduta dal parroco, don Vittorio Zattini, e concelebrata, tra gli altri, dal vicario generale, don Alberto Brunelli, dall’assistente generale Agesci, don Andrea Turchini, da don Rosino Gabbiadini e da don Claudio Giorgioni e animata da un coro che ha riunito vari gruppi Agesci ravennati. Tra i fedeli, tante uniformi scout di città e età diverse, amministratori, a partire dal sindaco Michele De Pascale, e dagli assessori Costantini e Molducci e buona parte del mondo della scuola ravennate.

“Accoglienza, cortesia e un’immensa fiducia nel genere umano”

“Penso che Vittorio sia stato scout in tutto quello che ha fatto – osserva, al termine della Messa, Davide anche lui storico capo scout -: nel lavoro, nella politica, come collezionista. Tre gli aspetti che ricordo di lui: l’accoglienza, per me casa sua è sempre stata un porto sicuri, la cortesia, era fermo nelle sue idee ma mai sopra le righe e la fiducia, un’immensa fiducia in tutto il genere umano. Se me l’avesse chiesto per lui sarei andato anche in capo al mondo perché so che avrei visto cose belle”.

Anche la presidente del comitato nazionale Agesci, Roberta Vincini, nel suo ricordo sottolinea la sua “gentilezza, il suo sorriso, la sua determinazione e la passione per ciascuno. Vittorio aveva la capacità di non lasciare indietro nessuno. Questo porteremo di lui nel nostro modo di fare associazione”.

“Era la memoria vivente dello scoutismo – spiega don Alberto Brunelli -, ed è importantissimo perché é la memoria che ci rende quello che siamo. Vittorio ha consentito di rendere presente tutta questa storia, dall’inizio. Siamo stati ‘complici’ nell’avvio della causa di beatificazione di don Giovanni Minzoni e io ora spero che don Giovanni lo venga a prendere e lo porti davanti al Signore che così intensamente entrambi hanno amato”.

Di vita eterna parlano anche le letture della Messa, dalla lettera di San Paolo ai Romani 8,35 (“Chi ci separerà. dall’amore di Cristo?”) al Vangelo della risurrezione di Lazzaro, ma anche i canti: “Su ali d’aquila” e Madonna degli scout finale. “Gesù è la vita che vince la morte – dice il parrocodon Zattini, nell’omelia -. Ed è nell’incontro con Gesù, nel dialogo stretto con Marta che sono rinchiusi molti dei contenuti della nostra fede. Noi vorremmo avere i nostri cari sempre con noi ma spesso il disegni del Signore sono diversi. Gesù è venuto per dare sé stesso e ci ha dato la forza per uscire dal male, per vivere la sua speranza. Ci ha aperto la strada verso l’eternità dove potremo ritrovare i nostri cari e tra loro, anche Vittorio”.

Al termine della celebrazione, prende la parola il figlio di Vittorio, Nicolò Pranzini, che meno di una settimana fa ha coordinato la grande Route nazionale Agesci con 18mila capi riuniti a Verona (che aveva per tema “Generazioni di felicità”): “Vittorio avrebbe voluto ringraziare ognuno di voi, e sarebbe stato contento di vedervi qui oggi, in questa chiesa di campagna che è stata la sua comunità per 50 anni. La sua è stata una vita vissuta in pienezza, fino alla fine: era pronto a partire. Una vita spesa per la passione per l’educazione e l’impegno per il suo prossimo. Un amico scout ieri mi chiedeva, ma dove può essere la felicità ora per te? Lui potrebbe dire: felice di aver vissuto una vita piena, di aver generato tanto, di aver avuto fame di sapere, di aver conosciuto l’amore, di aver lasciato il segno, di una storia che continua. Buona strada verso il cielo, babbo”.

Daniela Verlicchi