Una grande festa per stare assieme a tutti i nostri nonni e anziani. Sabato scorso si è celebrata in Seminario la Festa dei nonni promossa dalla Diocesi. La giornata ha avuto come conclusione la messa, presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso che nell’omelia ha ripreso il passo: Nella vecchiaia non abbandonarci (cf Sal 71, 9). Questo il titolo del Messaggio di papa Francesco in occasione della IV Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani.

“Le persone anziane temono di essere lasciate sole dagli uomini e anche da Dio”

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Il vescovo della Diocesi di Faenza Modigliana Mario Toso durante la festa dei nonni

«È l’invocazione che le persone anziane rivolgono al Signore nel timore di essere lasciate sole non solo dalle persone care, ma anche da Dio – ha detto il vescovo -. Eppure, nel Vangelo incontriamo la certezza che Dio è vicino ai suoi figli. Come mai, dunque, nella vecchiaia si giunge a dubitare dell’amore di Dio? Forse, ciò dipende dall’amara esperienza della solitudine. Quando questa viene sperimentata da anziani e nonni crea un senso di sfiducia anche nei confronti di Dio». Da queste riflessioni, « siamo chiamati a ricavare un importante impegno di amore e di tenerezza nei confronti dei nonni e degli anziani – ha ribadito il vescovo -, specie se ammalati e soli. Amandoli, servendoli cresciamo nel dono gioioso di noi stessi, nell’amore di Dio Padre. Si tratta di un impegno che è maggiormente urgente nella nostra società, in cui le case protette, specie a motivo della popolazione che invecchia, sono in crescita. Per lasciare ai propri figli maggior libertà, minori pesi, non pochi dei nostri nonni scelgono loro stessi di vivere da soli o in case di riposo. Si auto esiliano. Vi sono certamente situazioni particolari che non consentono la loro permanenza nelle nostre famiglie. Sia in un caso che nell’altro, vengono rarefatti i rapporti con le famiglie dei figli e dei nipoti. Si indeboliscono i legami d’affetto e di cura, come è stato evidente nel tempo della pandemia». «L’assistenza sociale e solidale, garantita nelle varie strutture (case protette, social housing, co housing, ecc.) – sottolinea monsignor Toso – può essere considerata una conquista sociale, un grande passo in avanti per superare la solitudine e l’abbandono. Ma dobbiamo anche riconoscere che ciò, umanamente parlando, non è sempre sufficiente per la loro felicità. Rimane sempre valido l’ideale della loro permanenza nelle nostre famiglie, ove possono, secondo le loro forze, anche in caso di fragilità e di malattia, essere motivo di servizio per i più grandi e di tenerezza per i più piccoli. Nonostante inevitabili difficoltà si può realizzare un’integrazione arricchente per tutti i componenti della famiglia, sul piano dell’empatia e della solidarietà fraterna». È anche grazie ai nonni e agli anziani che Dio trasmette alle generazioni successive il suo futuro, il suo sogno, la sua misericordia. «È anche grazie a loro – ha detto il vescovo -, alla loro fede che è comunicata con gioiosa mitezza la salvezza di Dio. I nonni e gli anziani consegnano alle nuove generazioni una ricchezza di fede che è necessaria per costruire la storia, la giustizia e la pace». Alcuni «sebbene ricchi di lunga esperienza continuano ad aggiornarsi, a partecipare ai corsi di approfondimento per poter essere sempre più in grado di trasmettere il fuoco d’amore per il Signore Gesù che arde potentemente nei loro cuori – ricorda -. Benedetti questi nonni! Fortunate le nostre comunità, che possono contare sull’opera missionaria dei nonni e sulla loro splendida testimonianza. Li possiamo chiamare, come abbiamo fatto per i giovani che si sono recati ad aiutare gli alluvionati, angeli. I nonni sono angeli che il Signore ci affida assieme agli angeli custodi che preghiamo ogni giorno». Infine «non dimentichiamo che, con la loro vita e il loro esempio, ci sono di grande aiuto nel discernere la nostra vocazione nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Rendiamo grazie a Dio per loro».

Samuele Marchi