Vanghe che portano via il fango da un cortile, rulli che imbiancano pareti incrostate e tanti sorrisi sotto il sole per aiutare chi si trova nel momento del bisogno, dopo aver perso quasi tutto. Quelle descritte non sono immagini di maggio 2023, nei giorni appena successivi alle due alluvioni. Siamo invece ad agosto 2024, poche settimane fa. È passato più di un anno, ma il fango portato dal Lamone c’è ancora in alcune abitazioni di Faenza. «Una marea di fango» la descrive Silvana, residente in via D’Azeglio, in Borgo, una delle strade più colpite. Ma come c’è il fango, così ci sono ancora giovani pronti ad aiutare. È proprio qui che un gruppo di ragazze e ragazzi che stavano svolgendo il Campo diocesano giovani a ca’ Trebbio di Modigliana hanno fatto tappa per una giornata di servizio in aiuto delle aree alluvionate ancora in difficoltà. Accompagnati da alcuni sacerdoti, si sono divisi tra via Calamelli, via Orzolari, via D’Azeglio… strade diventate tristemente note da quel maggio dell’anno scorso.

La testimonianza di Silvana, rientrata nella propria abitazione in Borgo solo nel luglio 2024. E c’è il tema dei ristori

primagiovanialluvione

Ed è così che un gruppo «affiatato ed efficiente di una decina di giovani, armati con zappe e vanghe» – così li descrive Silvana -, sono arrivati nella sua casa e hanno ripulito il cortile da tutto il fango che c’era ancora, sotto un sole cocente. «Hanno fatto giusto una breve sosta per mangiare – ricorda -, ma per il resto sono sempre stati a lavorare con entusiasmo, li ringrazio tantissimo». Oltre alla rimozione del fango, hanno poi livellato tutta l’area cortile per consentire così una pronta fioritura del giardino. Anche attraverso un prato ricoperto di fiori i faentini provano a ripartire. «La nostra situazione non è del tutto rientrata – commenta Silvana – e attorno a noi vediamo ancora oggi diverse case disabitate. C’è anche chi vende e chi è interessato a comprare, forse speculando un po’ sulla situazione, non è una cosa bellissima…». Silvana è riuscita a rientrare a casa solo pochi mesi fa, a luglio, e non ha intenzione di andarsene. «Per fare per bene tutti i lavori per rientrare a casa, come imbiancare, abbiamo dovuto aspettare. Per questo c’era ancora tutto quel fango in cortile, e i giovani della Diocesi mi hanno dato una gran mano. Nel frattempo mi posso ritenere fortunata: con la mia famiglia sono stata ospitata da parenti e non ho dovuto ricorrere all’albergo o alloggi di fortuna. Il disagio di non poter tornare alla propria casa comunque c’è stato…».

giovani in aiuto

Poi finalmente il rientro, il ritornare a dormire nella propria camera da letto. «Ho provato un gran sollievo, perché quella è casa mia, mi mancava». Se da una parte la macchina dei soccorsi si è mossa con parrocchie, Caritas, Mani tese, e continua a mostrare segni di speranza, non si può dire altrettanto per quanto riguarda i ristori. «Per ora abbiamo visto solo i 5mila euro iniziali, per il resto le richieste sono state fatte, ma ancora non s’è visto nulla», dice.

L’aiuto a un’anziana di via Orzolari, “Dopo aver vissuto una brutta situazione, ora le cose si stanno rimettendo a posto”

Ci si sposta un po’, in via Orzolari. Qui quattro giovani del campo diocesano hanno dato una mano a imbiancare il garage di Annunziata, 80 anni, che vive da sola. «Abbiamo vissuto una brutta situazione, ma ora pian piano le cose si stanno rimettendo a posto – commenta -. Porte e finestre sono ok, ma dovrei ancora rifare il pavimento, non so se ci riuscirò». La parrocchia di San Terenzio, in questi mesi, le ha fatto sentire la propria vicinanza. E per ricomprare oggetti persi, si è fatto affidamento su mercatini e materiale di seconda mano. «Non potevo permettermi altro – dice Annunziata -. Le procedure per i rimborsi vanno a rilento, le sta seguendo mio figlio. Abbiamo avuto alcuni problemi con le fatture da presentare, di fatto ancora non abbiamo ricevuto niente se non i 5mila euro iniziali. E anche con le varie perizie non so a questo punto quando convenga… se è più quanto paghi che quanto lo Stato ti riconoscerà». Nel frattempo l’aiuto dei giovani del campo diocesano ha portato segni concreti di speranza per il futuro.

Samuele Marchi