Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal vescovo, monsignor Mario Toso, il 14 agosto scorso a Filetto in occasione della celebrazione della Madonna di Sulo.

L’omelia del vescovo

Cari fratelli e sorelle, sono davvero contento di essere qui con voi anche quest’anno per festeggiare la Madonna di Sulo. È un appuntamento che in questo territorio ci convoca per onorare la Madre di Dio, Colei che festeggiamo anche nella solennità dell’Assunzione, la Pasqua dell’estate.

La vita di Maria santissima che accoglie la proposta di Dio di divenire Madre del Figlio di Dio – e, pertanto, sempre unita al Figlio che si incarna, muore e risorge – si conclude su questa terra in una maniera straordinaria, impensata: con la sua assunzione alla gloria celeste, in anima e corpo. Quest’ultimo non subisce corruzione. In Maria contempliamo gli effetti della Pasqua del Figlio che porta all’umanità divinitàincorruttibilità trasfigurazione. La Madre del Figlio di Dio partecipa al destino del Risorto. La solennità dell’Assunta ci annuncia quanto condivideremo con la Beata Vergine, pur passando attraverso la morte e la corruzione del corpo. Al pari di Lei saremo trasfigurati e resi incorruttibili. Ecco perché Lei costituisce per noi un segno di sicura speranza e di consolazione.

Dobbiamo, allora, pensare alla nostra vita terrena come a un cammino che giunge ad una vita in pienezza, in maniera intramontabile. Non finiremo nel nulla, bensì nell’abbraccio di Dio. Tutto questo ci riempie di gioia, benché sulla nostra strada incontriamo malattie, sconfitte morali, limiti che ci condizionano e ci fanno soffrire. Siamo fatti per Dio, per il suo amore eterno. Mentre siamo quaggiù siamo chiamati a partecipare alla missione del Verbo che si incarna e arricchisce ogni uomo e ogni donna della sua capacità di amare, di trasfigurare anche le croci.

In sostanza, come la Madonna di Sulo, che ha fatto rinverdire un palo secco, siamo chiamati a ringiovanire l’umanità, le persone, le istituzioni, la stessa nostra comunità ecclesiale. La via da percorrere è vivere e donare Colui che fa nuove tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra. Come la Madonna ha rigenerato l’umanità donando al mondo Gesù Cristo, così noi credenti diventiamo protagonisti di una nuova creazione allorché annunciamo Cristo e viviamo nella comunione con Lui, il Verbo che si fa carne. Vivendo uniti a Lui ci rinnoviamo spiritualmente, moralmente, culturalmente. Diventiamo così tutti insieme artigiani di pace e di giustizia, per sbaragliare la cultura dello scarto, che esclude dal bene comune i più deboli e i più poveri.

Con Maria, che ha donato al mondo il principio di ogni rinnovamento, di ogni primavera spirituale e culturale, siamo portatori di Cristo. AnnunciamoLo senza timori, senza arrossire. Camminiamo come Lui nella Carità. Amiamo come Lui ha amato e come ha dato sé stesso all’umanità (cf Ef 4, 30-5,2). Doniamolo attraverso l’impegno dell’educazione alla fede, con una rinnovata evangelizzazione. Insegniamo e viviamo una spiritualità immersiva – così traduceva l’incarnazione sant’Ignazio di Loyola – in noi stessi, in tutte le attività che compiamo, in tutti gli ambienti di vita. In un contesto culturale che, come il nostro, si impoverisce di pratiche e di segni di trasfigurazione, diventiamo cultori di un pensiero nuovo, aperto a Dio. Come Gesù Cristo ha costituito i suoi discepoli in una comunità-comunione di apostoli missionari coraggiosi, così noi rivitalizziamo, rigeneriamo le nostre comunità stanche, fossilizzate in pratiche senza vivacità interiore. C’è bisogno di laici e laiche che propongono una redenzione di tutta la persona, non solo dello spirito, come se Dio non avesse redento tutto l’uomo, le relazioni sociali, il creato. I grandi santi – pensiamo a sant’Agostino, san Benedetto, san Francesco, san Domenico, sant’Ignazio di Loyola e, più vicino a noi, san Giovanni Bosco – hanno rinnovato la Chiesa del loro tempo costituendo gruppi di persone innamorate di Cristo, capaci di incendiare d’amore a Cristo e di portarlo nelle famiglie, nelle università, con nuove modalità di diffondere la fede, emulando il cenacolo, la forma di vita degli apostoli itineranti.

Impariamo da Maria santissima a stare ai piedi della croce per far crescere famiglie, comunità ecclesiali che apprendono la vera scienza e sapienza dell’amore crocifisso, come insegnarono san Giovanni della Croce e santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, ebrea convertita al cristianesimo, grande pensatrice, claustrale, morta nelle camere a gas con sua sorella, a Auschwitz, proclamata compatrona d’Europa. Stiamo con Gesù sulla croce per trasmettere agli altri Gesù-Amore pieno di verità, come ha proposto ai suoi contemporanei san Domenico di Guzman, fondatore dei domenicani. Siamo credenti ricchi di apostolato, di evangelizzazione, ma soprattutto di preghiera, di contemplazione. Solo così potremo diventare incendiari di amore a Cristo. Preghiamo il Signore della messe perché mandi operai nella sua vigna. Il popolo cristiano che non prega per le vocazioni è un popolo destinato a diminuire la propria missionarietà e la sua incidenza nelle coscienze e nella cultura.

La Madonna di Sulo interceda per tutti noi.

                                                    + Mario Toso