Il Museo Carlo Zauli di Faenza, attivo dal 2002, rappresenta oggi un punto di riferimento nella produzione e nella divulgazione dell’arte contemporanea declinata sul medium ceramico, grazie a conferenze, rassegne, percorsi didattici, workshop e al progetto Residenza d’Artista, nato nel 2003 da una proposta di Viola Emaldi a Matteo Zauli, che insieme declinarono come un modus operandi, al tempo stesso produttivo e didattico.

In occasione del ventennale delle sue residenze d’artista, il Museo Carlo Zauli di Faenza presenta School of Nothing, un nuovo progetto di residenza diffusa a cura di Viola Emaldi, che nel corso del 2024 vuole mettere in dialogo dieci artisti multidisciplinari – accomunati dall’avere una conoscenza pregressa del medium ceramico – con il Museo Carlo Zauli e il “sistema Faenza” per la ceramica: una scuola diffusa e coesa, che comprende una filiera formativa, una rete museale, oltre a un insieme di associazioni, co-working e aziende concentrate in un piccolo territorio.

Nell’ambito del progetto, gli artisti si confronteranno anche con l’opera di Carlo Zauli, approfondendo alcune tematiche a lui care, connesse ai materiali ed agli processi da lui utilizzati, dando vita ad un apparato di conoscenze e nuove interpretazioni della sua ricerca tecnica ed artistica.

Grazie alla collaborazione virtuosa di AiCCAssociazione italiana Città della Ceramica, il progetto coinvolgerà anche alcune aziende ceramiche colpite dall’alluvione, tra le quali anche Bottega Gatti, manifattura di riferimento in Italia per la produzione di opere in ceramica per l’arte contemporanea.

Come afferma Viola Emaldi“Con School of Nothing si vuole mettere in atto un nuovo tipo di residenza che non è finalizzata alla produzione di un’opera, ma all’apprendimento e messa in pratica di un processo ceramico specifico, utile all’espressione individuale di ogni artista coinvolto, concentrandosi sullo studio, la sperimentazione, la prototipazione; un seme attivo che inneschi nuove espressioni artistiche e che insieme produca nuove connessioni con i player della ceramica faentina, quali artigiani, docenti, tecnici e studenti.

Il fine del progetto è anche quello di promuovere e dare valore all’artigianalità e alla cultura del fare, con le mani e con il pensiero”.

Matteo Zauli, direttore del Museo Carlo Zauli sottolinea quanto il progetto School of Nothing “voglia rafforzare uno degli obiettivi principali per cui il Museo è nato, ovvero la conoscenza del linguaggio artistico di Carlo Zauli presso artisti e curatori contemporanei nazionali e internazionali, la promozione e diffusione della sua eredità culturale insieme allo studio di tecniche ceramiche declinate sul contemporaneo”.

La città di Faenza è di fatto protagonista del ritorno della ceramica nelle arti visive a partire dagli anni Novanta, con la creazione di un articolato sistema culturale ed economico, le cui basi risalgono agli inizi del Novecento, con la fondazione del MIC Museo internazionale delle ceramiche in Faenza e della nota Scuola d’Arte Ceramica: un sistema fatto di Genius loci e di saperi artigianali che si incontrano con le arti visive per generare nuove azioni e produzioni culturali.

È esattamente qui che si inserisce l’attività del Museo Carlo Zauli che, in oltre venti anni di residenze, ha promosso il ritorno da parte degli artisti a un approccio diretto con i materiali, da autodidatti o con l’assistenza di tecnici, sostenendo apertamente il lavoro artigiano in arte, creando opere, scrivendo e favorendo momenti di condivisione.

Dalla lettura contemporanea del rinnovato fare artistico, oggi sempre più connesso a materiali caldi e praticato in modo diretto – non solo (non più) delegando la produzione dell’opera a tecnici esperti – nasce l’idea di una “scuola” speciale, che permetta a una classe di artisti di sviluppare competenze specifiche utili alla libera creazione.

Per fare ciò School of Nothing si pone come un progetto di apprendimento attraverso l’esperienza, dando rilievo all’applicazione pratica delle conoscenze, sul modello learning by doing, oggi più che mai attuale e già impiegato dall’avanguardia artistica nell’ambito di “scuole” sperimentali e votate ad un approccio interdisciplinare, quali il Black Mountain College, fondato nel 1933 in North Carolina sull’esperienza del Bauhaus tedesco.

Nello specifico, l’artista è il soggetto al centro del processo, là dove le attività esperienziali e laboratoriali acquisiscono rilevanza, proprio perché l’apprendimento efficace non è composto solo di conoscenze, ma anche di abilità e competenze che vanno promosse attraverso la sperimentazione attiva.

Seguendo questa filosofia, School of Nothing ha scelto di invitare Sergio Breviario, Francesco Cavaliere, Christian Holstad, Mino Luchena, Lorenzo Mason, Enrico Minguzzi, Margherita Morgantin, Marta Pierobon, Sissi Italo Zuffi ad approfondire un “argomento” ceramico di loro preferenza da declinare a livello artistico: dalla foggiatura al tornio alla modellazione 3D, dalla decorazione alla cottura.

Ogni artista sviluppa quindi non necessariamente un’opera ma uno specifico processo, grazie a un progetto formativo ideato su misura e composto da lezioni teoriche e fasi laboratoriali presso scuole, musei, imprese e associazioni, coinvolgendo diversi professionisti del settore.

Il titolo del progetto comprende ironicamente la parola “nothing”, per sottolineare la discrezionalità dell’artista nella realizzazione di un elaborato finale. Ai partecipanti sono offerti brevi periodi di soggiorno, in un arco temporale esteso, da febbraio a novembre 2024, periodo durante il quale sono pianificate anche una serie di attività collaterali (workshop, laboratori, eventi di restituzione), alcuni dei quali aperti al pubblico, presso il Museo Carlo Zauli, e immersi nel verde di Villa Emaldi, come il workshop Ceramica sonora, previsto il 20-21 luglio 2024.

Al termine del progetto (dicembre 2024) sarà presentato un volume di dieci capitoli, uno per artista, che comporrà una sorta di diario collettivo in edizione limitata delle singole esperienze, insieme a nuovi approfondimenti e nuove riflessioni critiche sull’opera di Carlo Zauli raccontate in duplice maniera; dagli artisti protagonisti nel modo a essi più congeniale e dai “docenti” come un vero e proprio manuale ceramico composto da 10 argomenti.

Un libro d’artista e al contempo un manuale di tecnica e pratica ceramica, fruibile come multiplo stampato in edizione limitata e divulgato open source.