“Il diritto d’asilo in Europa e in Italia continua a navigare insicuro sulle navi di trafficanti, anziché essere tutelato da una operazione europea di soccorso in mare. La vergogna del cimitero del Mediterraneo si spera abbia una diversa attenzione dal nuovo Parlamento europeo”. È quanto scrive in una dichiarazione giunta in redazione monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Cemi (Commissione episcopale per le migrazioni) e della Fondazione Migrantes della Cei dal titolo “Ancora morti nel Mediterraneo, nel silenzio istituzionale”.
“Mentre si chiudeva il G7 in Puglia, senza una parola sul dramma dei 3.000 migranti morti nel Mediterraneo nel 2023 – scrive l’arcivescovo – migranti in fuga soprattutto dall’Afganistan e provenienti dalla Turchia vedevano la loro barca affondare nel mar Ionio. Tra le 66 persone disperse ci sono 26 bambini, perché erano soprattutto famiglie che viaggiavano sul natante. Oltre gli undici migranti salvati e sbarcati a Roccella Ionica – la “Lampedusa” dello Ionio – le speranze di ritrovare qualcuno in vita sono ormai cadute. Pertanto, nuovi morti si aggiungeranno agli oltre 900 dall’inizio dell’anno 2024. Quasi in contemporanea altri dieci morti venivano recuperati dalle acque del Mediterraneo, migranti partiti dalle coste africane. I migranti salvati sono ora nell’hot spot di Lampedusa”.