Un passo alla volta, il Dopolavoro Ferroviario, conosciuto in città come “I ferrovieri” prova a rialzarsi. A un anno e mezzo della chiusura resasi necessaria a seguito del crollo finanziario acuito da Covid e caro bollette, si riparte dal bar, cuore e anima di un circolo che conta quasi 100 anni di storia. Per un secolo, infatti, il Dlf è stato ritrovo di dipendenti e pensionati delle Ferrovie dello Stato, arrivando a contare, nei periodi d’oro oltre 1.500 soci, compreso chi il treno l’aveva frequentato solo da passeggero.
Ci sono volute l’iniziativa di Maurizio Ciani, faentino noto per le sue esperienze al rione Rosso e la volontà dell’associazione Dopolavoro ferroviario di Ravenna presieduta da Matteo Nunnari per riaprire il bar «con l’intenzione – dicono – di ridare vita» a un luogo storico della città, con spazi coperti per circa 850 metri quadrati e un giardino di oltre mille. «Dopo qualche intoppo burocratico e alcuni ritocchi – racconta Maurizio Ciani, poliedrico neo titolare del bar – siamo partiti. Con l’aiuto di mia sorella e di una dipendente riusciremo a stare aperti sette giorni su sette dalle 7 del mattino fino a mezzanotte». L’idea è quella di ripartire da subito con le semplici attività che ne hanno fatto la storia. «Si inizia il lunedì sera con i tornei di briscola – precisa Ciani -, il martedì si va di beccaccino, mentre il mercoledì e la domenica sera saranno gli appuntamenti fissi della tombola». Fiore all’occhiello, oltre al burraco, il mah-jong in programma il venerdì sera «perché abbiamo una federazione faentina e saremo felici di ospitare qualche gara».
A fare da cornice ai tornei, le sale con le volte ad arco dell’antico convento di santa Caterina, poi affidato alla comunità camaldolese delle suore di san Maglorio che i faentini hanno amato e frequentato da decenni. Al piano terra si trova anche la sala-teatro intitolata all’ideatore del Palio del Niballo, Ermanno Cola «disponibile per feste e balli» aggiunge Ciani, che ha in mente di organizzare anche serate per i più giovani con musica, spettacoli e cene a base di carne argentina e paella.
Nei locali del Dlf hanno trovato recentemente sede le associazioni 100 km del Passatore, dei Filatelici e dei Numismatici faentini, mentre da tempo ci sono un’associazione per la promozione dei balli latini e la Fototeca Manfrediana, sorta nel 1982 e che vanta un archivio di circa diecimila immagini . L’ultima ‘chicca’ si trova in fondo al giardino: conosciuta come la “capannina”, è un manufatto decorativo del 1851, in origine posto del giardino di Palazzo Milzetti, oggi sotto la protezione della Soprintendenza . Il capanno arrivò ai Ferrovieri con la vendita di un triangolo di terreno da parte dell’ultimo proprietario del palazzo nell’immediato dopoguerra. Attorno alla funzione originaria erano circolate parecchie leggende: da garçonniére, alla casetta sull’albero come rifugio o gioco, oggi l’ipotesi più accreditata è che avesse, allora come oggi, una semplice funzione decorativa. L’ingresso, è quello di sempre, in fondo al parcheggio di via Cavour.
Barbara Fichera