Tra le zone di Faenza duramente colpite dalla doppia alluvione del maggio 2023 c’è sicuramente via San Martino, dove ha sede il Tiro a Segno Nazionale di Faenza, l’associazione sportiva più antica della città. Basti pensare che il Museo del Risorgimento custodisce una lettera, firmata da Giuseppe Garibaldi, dell’aprile 1862, che autorizza la costruzione del poligono di tiro a Faenza. La struttura verrà poi inaugurata nel giugno 1884 e il primo presidente del Tiro a Segno fu il conte Achille Laderchi, che donò al Comune il terreno per la costruzione del poligono.

Questa sede, con la sua storia ultracentenaria, il 3 e il 16 maggio dello scorso anno è stata completamente invasa dal torrente Marzeno che ha provocato ingenti danni. A distanza ormai di un anno però da parte degli enti pubblici sono arrivate tante promesse ma nessun aiuto concreto, nonostante il poligono di tiro sia, per legge, di proprietà del Demanio Militare e dunque del Ministero della Difesa mentre la gestione spetta appunto al Tiro a Segno faentino. Abbiamo incontrato Francesco Fabbri, presidente del Tiro a Segno di Faenza dal 2016.
Intervista a Francesco Fabbri, presidente del Tiro a segno nazionale di Faenza
Fabbri, quanti sono gli atleti tesserati e quanti frequentano, per altri scopi, il poligono di tiro?
Innanzitutto ci tengo a sottolineare che il poligono di tiro che abbiamo in gestione è uno dei principali in regione, l’unico di categoria uno in Romagna. Il Tiro a Segno Nazionale di Faenza è un’associazione sportiva dilettantistica, regolarmente iscritta al Coni, con un gruppo sportivo che partecipa a gare, anche internazionali, a livello giovanile, senior e master. È però anche un ente privato di diritto pubblico perché siamo autorizzati a rilasciare il diploma di idoneità al maneggio delle armi, al termine di un corso teorico e pratico. Prima dell’alluvione contavamo una quarantina di tiratori agonisti, a cui si affiancavano circa altrettanti amatori. Inoltre c’erano 200 iscritti obbligati ovvero appartenenti alla vigilanza privata, alla polizia municipale e, in generale, persone in possesso di un porto d’armi.
Quest’attività si interrompe il 3 maggio, con la prima alluvione. Quali danni ha comportato?
Il Marzeno ha rotto l’argine proprio una cinquantina di metri più a monte rispetto alla nostra sede e siamo stati invasi da 1,60 mt di acqua e fango. Abbiamo perso il nostro pulmino, l’archivio, tutto il mobilio dell’ufficio, diverse armi e munizioni. Però, grazie anche all’intervento tempestivo della Protezione Civile, siamo riusciti a contenere i danni, ripristinando i locali.
Poi però è arrivata l’alluvione del 16 maggio, con il Marzeno nuovamente a sommergere la vostra sede. Qual è la stima dei danni di questo secondo evento alluvionale?
Il secondo episodio alluvionale è stato distruttivo, con l’acqua che ha raggiunto i 5,5 metri d’altezza, devastando tutti i nostri spazi. Non si è salvato praticamente nulla, nemmeno i controsoffitti. Inoltre c’era talmente tanto fango, almeno 50-60 centimetri, che per dieci giorni non è stato possibile accedere ed è stato quindi impossibile salvare armi e munizioni. Dalle nostre stime, tra le strutture, le attrezzature sportive e gli stand di tiro i danni ammontano a 400mila euro.

Come vi siete rialzati? Chi vi ha aiutato nelle difficili operazioni di pulizia e ripristino?
Rimuovere la grande quantità di fango presente che, a distanza di giorni, si era solidificato è stata un’impresa onerosa e davvero difficile. Un grandissimo aiuto ci è stato dato dall’associazione Amici di Paride che quando ha lasciato via Lapi si è spostata all’interno del cortile della nostra sede. Ci hanno dato una mano a ripristinare l’ufficio che così è potuto diventare la loro sede operativa e un hub in cui immagazzinare gli aiuti umanitari, in arrivo da tutta Italia.
“Come associazione stiamo gestendo e ripristinando un bene pubblico e non posso pensare che lo Stato abbandoni una sua proprietà”
Visto che il poligono di tiro è di proprietà del Ministero della Difesa sono arrivati dei finanziamenti pubblici per far fronte ai danni ingenti e coprire gli investimenti necessari per poter ripartire?
Ci sono state tante promesse ma aiuti zero, non abbiamo ricevuto alcun finanziamento pubblico. Tutti gli interventi che stiamo mettendo in campo sono a carico nostro. Abbiamo ricevuto solamente un finanziamento straordinario dalla nostra federazione nazionale e donazioni da altre sezioni italiane del Tiro a Segno e anche dalla 100 Km del Passatore, che non posso fare altro che ringraziare. L’ente proprietario invece non ci ha inviato, innanzitutto, alcun mezzo militare per aiutarci nelle operazioni di sgombero e pulizia e poi ci ha sostanzialmente comunicato che, essendo la nostra associazione ad occuparsi della manutenzione e gestione del poligono, non è tenuto ad intervenire, salvo poi comunicare, in un secondo momento e dopo una mia lettera indirizzata al ministro della Difesa Guido Crosetto, che siamo autorizzati ad accedere a finanziamenti pubblici, senza specificare nient’altro. Ho cercato di mettermi in contatto anche con il commissario straordinario alla Ricostruzione Francesco Figliuolo il quale, a fine 2023, ha comunicato che, vista l’importanza istituzionale del Tiro a Segno, saremmo stati inseriti in un decreto prioritario d’urgenza ma poi non abbiamo saputo più nulla. Anche il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa, che ha visitato la nostra sede ha sollecitato le istituzioni ad intervenire ma senza successo.
Come è proseguita l’attività sportiva e in quali spazi durante questo ultimo anno?
Ci siamo spostati a Ravenna, in convezione con la sezione locale del Tiro a Segno che ci sta ospitando gratuitamente, sia per l’attività sportiva che per il rilascio dei certificati di idoneità al maneggio delle armi. Per gli atleti e le loro famiglie sicuramente è stato un bel sacrificio anche perché siamo sprovvisti di pulmino, per accompagnare i ragazzi agli allenamenti. Ci tengo a dire che abbiamo un bellissimo gruppo di ragazzi, di età compresa tra i 10 e i 20 anni, di cui sono molto orgoglioso e che non ha mai mollato. Dopo un periodo, immediatamente successivo all’alluvione, di flessione a livello di risultati, ora stanno facendo molto bene. Due atleti sono di interesse nazionale e altri fanno parte della rappresentativa regionale. Inoltre subito dopo la prima alluvione sono venuti tutti a darci una mano nelle operazioni di pulizia e ripristino.
Quando sarà possibile rientrare nella sede storica a Faenza e come vede il futuro, a fronte del preoccupante immobilismo degli enti pubblici?
Abbiamo innanzitutto ripristinato l’ufficio e rimesso in sicurezza il deposito armi e munizioni ed entro giugno vorremmo riaprire lo stand di tiro da 25 metri, dove svolgiamo la nostra attività istituzionale. Non sarà più il poligono di prima e per gli altri due stand di tiro i tempi saranno sicuramente lunghi però intanto l’importante è riuscire a ripartire. Per il futuro, io sono ottimista di natura e voglio pensare che prima o poi un intervento pubblico ci sarà. Come associazione stiamo gestendo e ripristinando un bene pubblico e non posso pensare che lo Stato abbandoni una sua proprietà. Tra l’altro, in virtù della sua storicità, si tratta di un bene che è anche vincolato dalla Soprintendenza.
Samuele Bondi