Romano è un caro amico fin dai tempi del liceo classico, dove approdò all’inizio dell’anno scolastico 1966/67 in seguito ad una disavventura che l’aveva costretto a lasciare il seminario. Entrò dunque a far parte della II B insieme a Francesco Liverani (suo compagno di disavventura) e devo dire che il loro fu un inserimento facile e veloce. Eravamo una classe poco numerosa, ben affiatata, e ci fece piacere l’arrivo di due nuovi compagni con cui instaurammo fin da subito un buon rapporto di amicizia e collaborazione. Quando poi seppi che abitavano tutti e due a Basiago (Romano l’era õ di Zamarèja, Francesco un Campàz) la cosa mi fece ancor più piacere; fra Basiago e San Biagio dove stavo io, c’è di mezzo soltanto la via Emilia che fino allora avevo percorso in bicicletta avanti e indietro sempre da solo. Avevo finalmente dei compagni di viaggio con cui potevo parlare, confrontarmi e non solo su argomenti scolastici. Terminato il liceo abbiamo preso, ovviamente, strade diverse che ci hanno un po’ allontanati, ma il legame di amicizia è rimasto e rivive ogni volta che capita, purtroppo raramente, di incontrarci o di sentirci per telefono.

Un libro di ricordi inediti

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Così è stato anche lì sotto le feste; dopo esserci fatti gli auguri Romano mi ha detto che stava per essere stampato un libro con i ricordi della sua vita e che me ne avrebbe fatto avere una copia. Detto e fatto! Il libro è arrivato e io me le sono lette di volata quelle ottanta pagine in cui Romano ha ripercorso la storia della sua vita, mettendone in risalto le varie tappe, da quelle vissute serenamente in una famiglia unita, laboriosa e di sani principi, ad altre che invece l’hanno segnato emotivamente e sono state determinanti per il suo futuro. È un bell’insieme di esperienze sia positive che negative che Romano ha deciso di raccontare soltanto ora perchè il passare del tempo (è lui stesso a dirlo nell’introduzione) lo ha aiutato a farlo in modo distaccato, sereno, senza astio nè rancore anche verso chi gli è stato causa di sofferenza. Il suo è veramente un bel modo per esprimere fatti e sensazioni. State mo’ da sentire, in sintesi, quanto ha scritto. Lui è uno dei tanti Zamarèja di Basiago dove è nato nel 1948, ottavo dei figli di Luigi e Rosa che ne hanno poi messo al mondo altri tre. Quando la resa del piccolo podere di Basiago non basta più a sfamare tutti, Luigi si trasferisce come mezzadro in uno molto più grande a Oriolo dei Fichi dove Romano inizia a dare una mano nei lavori del campo e frequenta la prima elementare. Nel frattempo però suo padre decide di ritornare a Basiago perchè si è liberato un podere abbastanza grande, quindi Romano deve lasciare la maestra a cui è molto affezionato e l’amico del cuore con cui passa molto tempo. Superato il dispiacere si inserisce molto bene con i nuovi compagni di scuola, mentre c’è una certa incomprensione con la nuova maestra che lui definisce “scappellottara”. Dopo aver trascorso un paio d’anni a Basiago, dove frequenta la seconda e la terza e riceve Cresima e Comunione, arriva un nuovo trasferimento della sua famiglia in un podere della vicina parrocchia di Pieve Corleto. Lì Romano, soddisfatto di aver cambiato finalmente maestra e di trovarsi in mezzo a tanti nuovi amici con cui condivide giochi e marachelle, conclude le elementari. È a questo punto che in famiglia si devono prendere due decisioni importanti che portano, con il consenso di tutti, all’acquisto di un podere poco distante sottoscrivendo un mutuo e all’ingresso di Romano in seminario. È l’inizio di un nuovo tipo di vita, lontana dal clima affettuoso della famiglia, scandita da intense giornate di studio e da regole severe da rispettare, che continua durante i tre anni delle medie, i due del ginnasio fino alla seconda liceo quando, all’inizio del 1966, Romano e tre suoi compagni progettano e realizzano un’evasione notturna dal seminario di viale Stradone. Motivo della fuga: andare al cinema “Modernissimo” nel viale della Stazione dove si proietta il film “Agente 007, Thunderball” (operazione tuono) di James Bond. L’impresa riesce ma, per la felicità di avercela fatta, uno dei quattro la racconta a un compagno e, in men che non si dica, la notizia arriva ai superiori con conseguente espulsione dei quattro dal seminario e quindi l’impossibilità di concludere la seconda liceo. Romano, forte della solidarietà della sua famiglia e dei sani principi a cui è stato educato, riesce a superare l’impatto della disavventura; impegnandosi poi a fondo nello studio e nel lavoro, ha realizzato positivamente il suo futuro di cui fanno oggi parte sua moglie Laura, i tre figli, le nuore e i nipoti che gli hanno dato l’input di scrivere ormai serenamente le ottanta pagine dei suoi ricordi.

Mario Gurioli