Aiutare i giovani a trovare la propria strada e incontrare il Signore. Nella vita presbiterale, religiosa, matrimoniale, di servizio al prossimo. Domenica 21 aprile a Granarolo, con inizio alle 18.30, si celebrerà la Giornata diocesana di preghiera per le vocazioni. E accanto a questo momento forte, sono molte durante l’anno le proposte per i giovani promosse dalla Pastorale vocazionale della Diocesi di Faenza-Modigliana. Per conoscere e capire il cammino che ci sta dietro, abbiamo intervistato Sara Nannini, che dal 2008 fa parte di questa équipe.
Intervista a Sara Nannini: “Al di là delle proposte e degli eventi, alla base ci deve essere il costruire una relazione con i giovani”
Sara, che cos’è la Pastorale vocazionale?
È un ufficio diocesano, cioè un gruppo di persone che su incarico del vescovo, organizzano momenti di preghiera e percorsi di formazione per far sorgere domande ai giovani su quale sia la propria strada per seguire il Signore. Siamo attualmente un’équipe di 15 persone coordinate da don Mattia Gallegati.
Come sei entrata a farne parte?
Nel 2008 quando l’allora direttore dell’ufficio don Michele Morandi me lo chiese. Accettai perché io stessa cercavo di trovare la mia strada e ho pensato che questo percorso potesse essere condiviso con altri giovani come me. Questo servizio infatti mi ha aiutata nel trovare la mia strada. Nel 2012 ho scelto la vita matrimoniale e con mio marito negli anni successivi abbiamo proseguito il nostro servizio in pastorale continuando ad accompagnare i giovani che si domandavano e ancora oggi si domandano quale sia il loro posto nel mondo. Un altro aspetto che mi ha tenuta legata alla Pastorale vocazionale è che mi permette di fare un servizio alla mia Diocesi e questo mi ha aiutata ad ampliare lo sguardo verso un’idea di Chiesa universale. Ha arricchito il mio servizio parrocchiale di catechista perché la conoscenza di altre realtà e altri gruppi mi ha permesso di incontrare altre persone e condividere con loro esperienze, campi, ritiri, confrontandomi e facendomi confrontare i ragazzi con esperienze di fede alla ricerca di una vita piena.
Vocazione e libertà, si conciliano?
La vocazione è una scelta di libertà che va confermata ogni giorno. È un cammino che ha come punto d’arrivo il Signore, non è qualcosa di per sé compiuto. Per questo l’immagine che mi viene in mente per descriverla è una strada aperta, non chiusa, da compiere passo dopo passo e che porta a incontrarci don Dio.
Come si aiutano i giovani in questo cammino?
Al di là delle proposte e degli eventi, alla base ci deve essere il costruire una relazione con loro. Se questa si crea, e vi si dedica tempo, il cammino che si fa acquista significato e supera le difficoltà. E più che in passato, i giovani hanno bisogno non tanto di parole, ma di essere messi di fronte a segni concreti. E di proposte alte, che non rimangano nella mediocrità. I giovani puntano in alto, e dobbiamo essere noi i primi a sostenerli con proposte sfidanti e parole forti, che li aiutino nell’incontrare il Signore.
Il riscontro c’è?
I numeri, dopo la pandemia, sono in ripresa. Ma noi non dobbiamo fare riferimento ai numeri: anche quando abbiamo pochi ragazzi agli incontri, non rimandiamo, perché per loro quello è un momento importante.
Quali sono le proposte della pastorale?
Si dipanano lungo tutto l’anno e si dividono tra momenti di preghiera e formazione. Oltre alla veglia di domenica prossima, ci sono le settimane comunitarie uomini e donne, la proposta di esercizi spirituali, la preghiera di Monastero invisibile, il percorso ‘Liberi tutti’ sul tema delle scelte, quello I care con la Caritas per i ragazzi che si incamminano verso il servizio, e poi quest’anno ci sarà il Campo diocesano. Durante tutto l’anno come pastorale proponiamo i vespri della domenica sera in Seminario. Sono un momento di preghiera comunitaria. Il fatto di poter pregare insieme dà sempre un forte senso di unità e comunità. Trovo sempre molto significativa la mezz’ora di silenzio precedente ai vespri, in cui si sta tra sé e il Signore, un’occasione per fermarsi dalla frenesia della vita.
Cosa fare nei momenti di difficoltà?
Può essere importante il confronto con un assistente spirituale. Mettersi in relazione e confrontarsi con qualcuno con più esperienza può aiutarci a trovare le coordinate per la nostra vita.
Samuele Marchi