«La Chiesa che vorrei? Come una cena a casa di amici, in cui ti senti bene e sei libero di parlare di quello che vuoi». La sognano così la Chiesa di domani i giovani che non si trovano in quella di oggi. Tra ricerca e nostalgia, i ragazzi che «se ne sono andati» cercano ancora Dio, ma da soli, senza punti di riferimento e con il desiderio, nemmeno troppo nascosto, di trovare tra i credenti una comunità di “cercanti”, come loro. Di questo parla “Dio, dove sei?” (Edizioni Vita e Pensiero, 2024), il libro di Paola Bignardi che riassume l’ultima indagine dell’Osservatorio dell’Istituto Toniolo sui giovani e la Chiesa. La pedagogista, ex presidente nazionale dell’Azione Cattolica, l’ha presentato domenica 24 marzo, in seminario a Faenza nel corso di un appuntamento organizzato dall’Azione cattolica, dalla Pastorale giovanile e vocazionale, dall’Ami e dal Settore Catechesi della diocesi. Un’indagine su base nazionale condotta con interviste a 101 giovani tra i 18 e i 30 anni (una media di cinque per regione), che hanno smesso di frequentare parrocchie, associazioni o movimenti.

L’indagine intervistando 101 giovani che si sono allontanati dalla Chiesa

Che esperienza ecclesiale hanno avuto? «I giovani che abbiamo ascoltato, nella quasi totalità dei casi, ha la famiglia all’origine del percorso di fede – spiega Bignardi –. Il catechismo lo ricordano come una ‘lezioncina’ su contenuti sentiti come lontani e trasmessi con un linguaggio altrettanto distante. Chi ha avuto un’esperienza associativa (scout, Azione Cattolica, oratorio salesiano) ha un ricordo più positivo. Molti lo legano ai campi estivi e a esperienze belle di preghiera sotto le stelle o Messe all’aperto. Per queste hanno un profondo senso di gratitudine che nasce dall’aver respirato un clima di rispetto e attenzione che ha contribuito a costruire la loro personalità».

“Nessuno mi ha insegnato a pregare”. Tre temi critici sulla posizione della Chiesa: omosessualità, aborto, divorzio

La Chiesa, però, non è vista come un luogo nel quale si alimenta un rapporto con Dio: «Nessuno mi ha insegnato a pregare, solo a recitare preghiere», dice una ragazza intervistata. La Chiesa è vista come «vecchia, lenta e lontana. Rifiutano la pesantezza dell’istituzione», un’istituzione che, a volte, pare faccia da schermo all’esperienza spirituale, nota l’ex presidente dell’Azione Cattolica. La rottura avviene per varie ragioni: dalla ristrutturazione della propria personalità alle domande di vita che non trovano risposta, ai conflitti con qualche adulto. E l’età più critica è tra i 16 e i 17 anni. I giovani si trovano in disaccordo, in particolare, su tre temi morali: la posizione della Chiesa sull’omosessualità, sull’aborto e sul divorzio. È qui che i giovani cambiano strada e iniziano una ricerca spirituale tutta loro che «conducono in solitudine – spiega la Bignardi –. Una fede fai da te, senza comunità».

I giovani sono in cerca di un Vangelo che dia pienezza alla loro vita

Il Dio dei giovani, almeno di questi giovani, è «indeterminato e generico, e lo si cerca dentro sé stessi. Non c’è dubbio che esista, ma il tema è la relazione con lui». La questione di Dio non è chiusa. E la affrontano attraverso domande esistenziali, sulla morte, sul male e sul futuro che «desta in loro molta preoccupazione e poca speranza. Senza futuro e senza passato, vivono schiacciati in un eterno presente, e si pongono molte domande sul senso della vita». E, quindi, su Dio. «Noi siamo così piccoli di fronte all’esistenza», racconta una ragazza intervistata. Quando si parla di Chiesa, affiora una certa nostalgia: «Quelli che tornerebbero non sono la maggioranza – dice Bignardi – ma non sono nemmeno pochi. A quali condizioni? Che la Chiesa cambi, che si metta in discussione». «È un rapporto che mi manca – dice una ragazza –. Mi piacerebbe avere delle figure di riferimento che mi indirizzino senza costringermi». «Sarebbe bello poter credere – aggiunge un’altra – se fosse qualcosa che si può decidere». Per molti questa nostalgia si traduce in ricerca spirituale che vivono come un viaggio dentro sé stessi, una ricerca di stabilità e di armonia e di benessere. «Le persone sono in cerca di una pienezza per la propria vita – ragiona Bignardi –. Sono in cerca di Vangelo che parla proprio di questo. Mentre spesso quello che abbiamo dato loro è un’interpretazione doloristica della fede». Serve un esame di coscienza, per l’ex presidente di Ac, «e di autenticità. Serve soprattutto ripartire dalla spiritualità».

Daniela Verlicchi