Meno aziende, ma più grandi e tecnologiche. Le piccole imprese agricole familiari che hanno costituito per decenni il tessuto sociale del nostro territorio stanno scomparendo. Questa potrebbe essere l’ultima generazione di agricoltori di famiglia. Non è un problema solo locale, ma un’emergenza a livello nazionale: secondo i dati dell’ultimo censimento dell’Istat, in 38 anni in Italia sono scomparse due aziende su tre, il 30 per cento in meno solo negli ultimi vent’anni. Allo stesso tempo la loro dimensione media è più che raddoppiata: la Sau – Superficie agricola utilizzata – è passata da cinque a 11 ettari medi per azienda.

Nell’ultimo anno nel ravennate meno 170 imprese, Misirocchi (Cia): “Manca il ricambio generazionale”

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«La nostra azienda media di sei, sette ettari così tipica del nostro territorio, non è più economicamente sostenibile – afferma Nicola Dalmonte, presidente di Coldiretti Ravenna –. Per questo la maglia poderale media si sta ampliando. È in atto un vero e proprio cambio di paradigma, e non è necessariamente un aspetto negativo, anzi. Le aziende stanno diversificando le produzioni e si va sempre di più verso un’agricoltura ad alta specializzazione, con un’evoluzione in tutto il tessuto economico».
Secondo gli ultimi dati resi disponibili da Cia Romagna, in provincia di Ravenna solo nel 2023 sono ‘scomparse’ 170 imprese agricole rispetto all’anno precedente, con un calo medio del 30% delle superfici complessive coltivate a frutteto.
«Spesso le aziende non hanno più il ricambio generazionale – sottolinea Danilo Misirocchi, presidente di Cia Romagna -. In particolare quelle più piccole sono schiacciate dalla burocrazia e dalla difficoltà a reperire la manodopera. Se si va avanti così, il rischio è che anche aziende che hanno la capacità imprenditoriale, rinuncino a fare investimenti. Se il numero di chi dismette supera quello di chi resta – continua Misirocchi – il pericolo che entrino investimenti di tipo diverso, ad esempio di multinazionali, c’è. Certo, non bisogna fare allarmismo, ma questa situazione ci preoccupa».

Dal Monte (Coldiretti): “Le donne colonne portanti in agricoltura”

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Anche sull’agricoltura, come in tanti altri settori lavorativi del nostro Paese, pesa il costante calo demografico, tant’è vero che su un totale di 6.269 imprese attive quelle giovani in provincia di Ravenna sono 224. Va meglio per le imprese femminili, che sono attualmente 934, anche se in calo. «Le donne – afferma Nicola Dalmonte, presidente di Coldiretti Ravenna – stanno diventando delle colonne portanti della nostra agricoltura, specialmente per quanto riguarda agriturismi, fattorie didattiche e agriasili».

Emergenza – clima: in collina si rischia l’abbandono


Anche l’emergenza clima non aiuta in un territorio fortemente segnato dall’alluvione ma, in generale, «l’agricoltura è capace di adattarsi al clima – aggiunge Dal Monte -. Specialmente le aziende giovani hanno fatto tanta innovazione negli ultimi anni». Anche secondo Misirocchi «il clima, per quanto imprevedibile, non è nemico dell’agricoltura. Già da tempo ci siamo attrezzati con sistemi di difesa attiva, come gli impianti antibrina e i ventilatori antigelo». Il problema resta grave in collina: lì l’abbandono è decisamente più massiccio. «La presenza degli agricoltori nelle zone di montagna è fondamentale per la tenuta idro-geologica del territorio – precisa Misirocchi – considerato che più di nove comuni su 10 sono a rischio frane, smottamenti o alluvioni». L’abbandono dei campi in collina comporta anche la perdita delle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione dei boschi. Secondo il direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini, l’alluvione del maggio scorso «ha dimostrato gli effetti deleteri di una politica che eccede nei vincoli, imbrigliando l’attività dei privati, con il 50% delle frane avvenute proprio nei boschi che gli imprenditori agricoli non possono più gestire per via di assurdi divieti. Occorre snellire tutte le procedure burocratico – amministrative – afferma Zampini – per consentire agli agricoltori di ottenere in tempi rapidi i permessi necessari per ripristinare strade di servizio e terreni franati».

Barbara Fichera