L’educazione al rispetto, all’affettività, alla parità di genere, la consapevolezza che determinati comportamenti sono illegali o sbagliati passa anche dai banchi di scuola, soprattutto in istituti che possono sembrare prettamente maschili, ma in cui le presenze femminili sono in aumento, ormai da alcuni anni. Ne abbiamo parlato con Gabriella Gardini, dirigente scolastica dell’Itip Bucci di Faenza. Il prossimo anno si registrano 7 ragazze all’Ipsia e 44 all’Iti, per un totale di 51 studentesse.
Intervista a Gabriella Gardini, dirigente scolastica dell’Itip Bucci di Faenza
Gardini, le ragazze iscritte all’Itip Bucci continuano ad aumentare?
Sì, già da alcuni anni le presenze femminili non sono più così rare e aumentano costantemente. Nelle prossime classi prime dell’Ipsia, la sezione professionale del nostro istituto, ci saranno tre ragazze. Potrà sembrare un numero piccolo ma bisogna considerare che fino a quattro anni fa non si erano mai registrate iscrizioni femminili alla sezione professionale. Evidentemente sempre più ragazze stanno andando oltre gli stereotipi e la percezione della scuola all’esterno sta cambiando. Tra l’altro le ragazze non sono per nulla intimidite da un ambiente scolastico in cui sono ancora in netta minoranza, spesso sono molto determinate e convinte della scelta fatta. La prima ragazza iscritta in assoluto all’Ipsia, ad esempio, è davvero contenta della sua decisione e sta anche pensando di proseguire il proprio percorso scolastico, iscrivendosi all’università.
Che iniziative mette in campo la scuola per aiutare le studentesse a sentirsi a proprio agio a scuola?
Abbiamo dato vita a un progetto, coordinato dalle docenti Valentina Gallegati e Alessandra Peroni, che si chiama It is Pink e ha come obiettivo creare momenti d’incontro e socializzazione tra tutte le studentesse iscritte all’istituto, durante l’anno scolastico. Quest’anno inoltre alcune ragazze stanno allestendo una vettura a pedali, dedicata al tema della violenza sulle donne. La Vap si chiamerà Sofia e parteciperà alle gare in programma, i prossimi 4 e 5 maggio, a Cotignola e Faenza.
Quali sono le motivazioni che portano le ragazze a scegliere un istituto tecnico?
I motivi sono gli stessi che spingono i ragazzi: sono interessate a ciò che propone la scuola come offerta formativa. Da alcuni anni abbiamo attivato la sezione informatica e si potrebbe essere portati a pensare sia la più attrattiva per le ragazze ma in realtà abbiamo iscrizioni anche per la sezione meccanica ed elettronica. Non c’è un percorso prevalente, i numeri variano di anno in anno ma registriamo presenze femminili ormai in tutte e tre le sezioni. Bisogna quindi smentire lo stereotipo che vede le ragazze non interessarsi alla meccanica e penso che questa sia una tendenza che si riscontri anche in altri istituti tecnici, non solo nel nostro.
Recentemente purtroppo si sono registrati casi di violenza di genere che hanno coinvolto giovani e giovanissimi così come allarma l’uso distorto delle nuove tecnologie, con un aumento considerevole di casi di revenge porn. Qual è il ruolo della scuola oggi nell’educare alla parità di genere?
Per i ragazzi è importante frequentare un ambiente scolastico dove non si fanno differenze, dove non si ragiona per stereotipi e non può essere quindi ammessa la disparità di genere. Fortunatamente non abbiamo mai intercettato comportamenti offensivi o addirittura illegali, dovesse capitare in futuro sicuramente interverremmo con molta fermezza, senza lasciar correre. Inoltre, proprio il 21 febbraio il Bucci ha ospitato un incontro nell’ambito del progetto Pretendiamo Legalità, promosso dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. Si tratta di un progetto che mette al centro come temi la cittadinanza digitale e i rischi connessi all’utilizzo di internet ma si è riflettuto anche su educazione all’affettività, al rispetto, all’empatia e alla parità di genere.
L’obiettivo è far comprendere con molta chiarezza ciò che costituisce un reato ma anche qual è il modo più corretto per rapportarsi con gli altri. Vogliamo fare in modo che sia impossibile dire “non sapevo di star facendo qualcosa di scorretto o illegale”.
Samuele Bondi