Un lungo e proficuo dialogo. Tutti i vescovi dell’Emilia-Romagna hanno incontrato papa Francesco in Vaticano giovedì 29 febbraio scorso, in occasione della visita ad limina apostolorum. L’ultima volta era accaduto nel 2013: i vescovi della regione furono gli ultimi ricevuti in visita ad limina da papa Benedetto. Si tratta del pellegrinaggio che i vescovi latini sono tenuti a compiere ogni cinque anni ai sepolcri degli apostoli e al successore di Pietro: una ricorrenza che non aveva più avuto luogo a causa della pandemia.
Ora, finalmente, hanno potuto incontrare il Pontefice.
Un’esperienza di fraternità e comunione
Ogni presule ha portato con sé una ampia e dettagliata relazione sullo stato della sua diocesi: statistiche, rapporti con il territorio, snodi pastorali, ma anche prospettive e testimonianze.
A detta di tutti la visita ad limina è stata anzitutto un’esperienza di fraternità e di comunione. In tutti gli incontri, con il Papa e con i responsabili dei dicasteri vaticani, emerge la passione per un rinnovato annuncio del vangelo e il servizio all’unità della Chiesa.
Dopo il rinvio dell’incontro programmato lunedì 26 febbraio, a causa delle condizioni di salute del Pontefice, il 29 si è svolta l’udienza dei vescovi della nostra regione con Bergoglio. Tra loro anche il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso. Tanti i temi affrontati nel lungo dialogo dei vescovi con il Santo Padre durato più di due ore.
La visita è poi proseguita, dopo l’incontro con la Commissione Tutela minori, nel pomeriggio del 29 febbraio presso il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e poi il Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita. Venerdì 1 marzo è stata la volta del Dicastero per l’Evangelizzazione e per il clero cui è seguita la Messa nella Basilica di San Paolo fuori le mura. L’ultimo incontro, sabato 2 marzo, si è tenuto con la segreteria generale del sinodo.
La testimonianza di monsignor Toso
Quando come vescovi dell’Emilia-Romagna siamo arrivati per incontrare papa Francesco era già al lavoro. Mentre attendevamo di entrare da lui uscivano alcuni gruppi che lo avevano salutato. Ci ha accolti con un breve saluto personale. Seduti attorno a lui ci ha spiegato brevemente come dovevamo procedere nei nostri interventi dopo le parole di inizio.
Papa Francesco è parso paterno, familiare, lucido e preciso in ciò che intendeva proporre a noi vescovi provenienti da una grande Regione in cui si è chiamati a proseguire con una grande passione evangelizzatrice.
Mi ha colpito in particolare il suo riferimento al ruolo importante del laicato nella Chiesa e nel mondo.
I laici, talvolta, non si sentono identificati con la loro missione evangelizzatrice (cf rEvangelii gaudium, n. 79). Finiscono per soffocare la gioia della missione in una specie di ossessione per essere come tutti gli altri, perdendo incisività nel loro compito di evangelizzatori nei vari ambiti della vita. Questo depotenzia il loro ruolo sia nella costruzione della Chiesa sia nel dialogo sociale ove è indispensabile che tutti gli interlocutori mantengano la loro identità mentre rispettano il punto di vista dell’altro, per non scadere in monologhi che non trovano nessun punto di incontro (cfr Fratelli tutti n. 203) nella ricerca comune della verità.
Il sottoscritto ha avuto la possibilità di offrire al Pontefice l’ultimo volume Chiesa e democrazia (Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2024) scritto in vista della prossima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia (Trieste 3-7 luglio), avente come titolo Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro.
Mario Toso, vescovo