Dopo 41 anni, il dottor Stefano Falcinelli, presidente provinciale dell’Ordine, termina il suo incarico di medico di famiglia a Ravenna. Il motivo per cui ha deciso di lasciare l’ambulatorio di viale Berlinguer 36, nello Studio Omega, è in linea con l’uomo e il professionista che in questi 40 anni ha esercitato con passione e correttezza la professione: non lascia perché stanco o stufo, ma lo fa perché ha ritenuto giusto permettere a una giovane collega di prendere il suo posto in ambulatorio «una collega che stimo molto e che doveva iniziare l’attività entro tre mesi dall’avvio della convenzione con l’Ausl. Quindi pur di far entrare lei nello studio associato, ho deciso di andare via io, sei mesi prima di quanto avessi previsto» spiega il dottore.

Stefano Falcinelli continuerà a interessarsi della rappresentanza della professione

Quasi 70enne (li compirà a settembre), Falcinelli, medico affermato e molto amato dai propri assistiti, non si allontanerà completamente dalla medicina. «Conservo alcuni incarichi lavorativi. Forse farò un po’ di libera professione – spiega – e continuerò a interessarmi di rappresentanza professionale. Innanzitutto come presidente dell’Ordine, poiché sono stato sollecitato a ricandidarmi anche per un altro mandato, poi a Roma come membro della Consulta deontologica della FnomCeo dove stiamo riscrivendo il nuovo Codice deontologico, e come membro del Consiglio d’amministrazione dell’Enpam-Ente previdenziale dei medici».

Falcinelli dedicherà del tempo anche al volontariato, al fianco degli ultimi. «È un progetto di cui mi fa molto piacere parlare: è l’ambulatorio della solidarietà che aprirà a breve a Ravenna presso l’Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù. Là dodici medici, in maggioranza già in pensione, dedicheranno un po’ del proprio tempo a titolo gratuito – precisa – per assistere persone italiane senza fissa dimora e senza un’assistenza sanitaria. Al progetto parteciperanno anche la Caritas di Ravenna, la Croce Rossa Italiana, l’Ordine dei Farmacisti e RavennaFarmacie. Sarà creato a Santa Teresa perché là esiste già un servizio docce ed è un luogo frequentato da molte persone in difficoltà. Abbiamo individuato alcune stanze che saranno attrezzate per venire in contro alle esigenze di salute di queste persone».

“Oggi la figura del medico è messa in discussione. E c’è troppa burocrazia inutile”

Ripensando ai 40 anni vissuti indossando il camice bianco e lo stetoscopio al collo, Falcinelli racconta: «Ho vissuto il passaggio dal medico della mutua al medico di medicina generale, il graduale recupero del ruolo e della dignità di una figura professionale che li aveva persi. Negli ultimi anni, la figura del medico di famiglia vede quel ruolo e quella dignità nuovamente messi in discussione, a causa di un eccesso di burocrazia inutile e per una domanda di servizi sanitari che sempre più spesso prende il posto di una legittima domanda di salute».

I tanti ricordi in oltre 40 anni di lavoro

Oggi, prosegue Falcinelli, «ritengo che vi sia un altro elemento che rischia di mettere in difficoltà il ruolo del medico di famiglia: è la medicina digitale. Sebbene sia necessaria e utile, deve restare solo un’importante ausilio soprattutto per la figura medica che è più vicina al paziente, come il medico di medicina generale, che non deve e non può essere solo un bravo professionista. Il medico di famiglia deve essere anche chi si fa carico del vissuto del paziente, lo ascolta, lo indirizza o lo consola, quando è necessario». Per il futuro della medicina generale ha grandi speranze. «Ho molta fiducia nello sviluppo, sempre maggiore, della medicina di associazione. Là si potranno coniugare due aspetti fondamentali: una migliore capacità diagnostica grazie all’utilizzo di tutta la tecnologia che adesso è fruibile in studio e addirittura a domicilio, per seguire i pazienti cronici, e per gestire sul territorio gli accessi che non hanno necessità del pronto soccorso. Dall’altra parte, grazie alla medicina di associazione sarà possibile consolidare il rapporto personale e diretto con i propri pazienti che, ripeto, è il vero valore aggiunto della medicina generale. Per questo il consiglio che do a tutti i giovani colleghi è: ascoltate i vostri pazienti, guardateli negli occhi e visitateli». Questo è uno degli aspetti che gli dispiace non poter vivere di persona, ammette, «così come mi dispiace perdere il contatto diretto con tanti pazienti con cui ormai c’era un vero rapporto di amicizia». Proprio pensando ai suoi pazienti, Falcinelli racconta alcuni ricordi indelebili: «Sono tante le situazioni che non potrò mai cancellare dalla memoria. Ci sono gli abbracci con i miei pazienti sia nei momenti più difficili, quando seppur con difficoltà ho dovuto comunicare una diagnosi infausta, sia nella gioia, quando ho potuto condividere il risultato di un loro esame andato bene».

Il 29 febbraio è stato il suo ultimo giorno in ambulatorio. Pensando al dopo, già si immagina a dedicare tempo ai suoi hobby: la musica, qualche libro lasciato sullo scaffale della libreria da tempo, il bricolage, i mattoncini Lego. Poi conclude: «Alcuni colleghi, già in pensione, mi hanno avvisato che il primo mese ci si sente in ferie, e che ci vuole un po’ prima di rendersi conto di aver chiuso un capitolo fondamentale della propria vita. Per fortuna porterò avanti alcuni incarichi e quindi il mio interesse per la rappresentanza dei medici continuerà».

Sara Pietracci