La visita del vescovo Mario all‘Unità pastorale di Reda può essere un’occasione di crescita per le nostre comunità: è stata questa la convinzione che ci ha accompagnati fin dallo scorso ottobre, quando abbiamo iniziato a prepararci per questo appuntamento. In ogni scelta abbiamo seguito questa intuizione: non solo adempiere un’antica legge della Chiesa, non solo presentarci al vescovo con sincerità, ma anche darci la possibilità di crescere. È stato utile costituire una équipe di unità pastorale (prima non c’era), con un rappresentante per ognuna delle nostre sette parrocchie: ora che la visita del vescovo è terminata, questo gruppo di lavoro potrà continuare a progettare e organizzare iniziative comuni. Abbiamo coinvolto tutti i consigli di ogni parrocchia (pastorale, economico, di circolo) nella stesura della relazione parrocchiale, in modo da avere un tavolo di confronto comune. Nelle relazioni abbiamo valorizzato il bene che c’è e descritto senza timore le criticità, nella convinzione che una istantanea accurata e reale fosse fondamentale per noi, per capire chi siamo e dove vogliamo andare. Adesso, guidati dal vescovo Mario, siamo ancora più convinti di procedere con uno stile e una direzione precisi: lo stile sarà la collaborazione, la stima reciproca, il superamento dei campanili, il fare insieme agli altri e non meglio degli altri; la direzione è crescere nella testimonianza del vangelo, prendendoci cura della nostra fede per trasmetterla a tutti.

don Alberto Luccaroni

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Il messaggio del vescovo Mario

«Vi ho incontrati. Ho ascoltato le vostre riflessioni. Ho cercato di rispondere alle vostre domande. È stata una gioia vedere i vostri volti». Sono queste le parole iniziali del vescovo, monsignor Mario Toso, alla messa conclusiva della propria Visita all’Unità pastorale di Reda, l’11 febbraio scorso. Partita già lo scorso primo febbraio, la visita ha toccato vari luoghi significativi del territorio, vissuti nel segno della corresponsabilità. «Nell’incontro con i nonni, con i consigli pastorali e per gli affari economici, con i catechisti, i giovani delle scuole superiori, con il mondo del lavoro e gli esponenti delle associazioni e dei circoli ho ammirato il vostro impegno di vivere la fede e di incontrare Gesù, la Luce. Sta crescendo tra voi il convincimento che solo facendo comunione con il suo Amore può aumentare l’unità tra le diverse comunità in cui vivete. Da tempo ormai state imparando a condividere spazi, luoghi di incontro e di formazione. È senz’altro notevole l’impegno nell’autofinanziamento mediante varie iniziative sociali e culturali. Più si avanza nel tempo, più mutano le condizioni demografiche, più diminuiscono le vocazioni presbiterali e laicali, tanto più diventano impellenti il coordinamento e la corresponsabilità nell’annuncio del Vangelo, nell’educazione alla fede». A partire dall’episodio evangelico della guarigione del lebbroso, il vescovo ha sollecitato «a rinvigorire la nostra capacità missionaria nella comunione con Gesù Cristo, il grande missionario, Colui che toglie i peccati e riconcilia con il Padre e con i fratelli. Senza l’Amore di e per Gesù difficilmente ci saranno nuove generazioni di credenti, nuovi apostoli, capaci di irradiare la sua vita nuova, come è avvenuto nei primi secoli del cristianesimo anche in questo territorio segnato da pievi. È l’Eucaristia, condivisa da tutti noi, che ci rende membra dello stesso Corpo di Cristo, che ci fa Chiesa, che ci costituisce popolo di Dio e ci fa vivere Cristo risorto».

Le nostre comunità, la nostra Unità pastorale, non solo devono annunciare a ogni persona la vicinanza di Cristo. «Devono – sottolinea il vescovo – renderla presente, attuale, celebrandola, vivendola nella Liturgia, nell’Eucaristia, nella Carità, grazie alla presenza dei presbiteri e dei diaconi, alla testimonianza feconda degli sposi, all’amore per gli ammalati e gli anziani sofferenti e soli, grazie alla gioia dei bambini, all’esuberanza dei giovani che non esitano a essere e a dirsi cristiani, in questo meraviglioso lembo della Romagna, lavorato e custodito come un giardino che già si prepara all’incanto di una nuova primavera. La stagione della primavera va accompagnata da una nuova stagione nell’evangelizzazione e nella educazione alla fede».

«Per noi cristiani nulla di ciò che è umano è estraneo a Cristo, alla Chiesa – ha detto il vescovo -, perché viviamo dell’amore di Cristo. Se Dio è in noi nulla ci separerà dal suo amore. La stessa assistenza al povero e al bisognoso, l’attenzione ai piccoli, ai nonni, ai più fragili, diventano amore per Cristo. Se insieme a un aiuto materiale non portiamo Gesù Cristo ai nostri fratelli, daremo a loro troppo poco. A loro spetta di più del pane materiale. A loro spetta soprattutto il pane vero, quello disceso dal cielo, Cristo, il suo Amore. Non dimentichiamo che Gesù ci ha detto che l’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Come cristiani, oltre al pane materiale, siamo chiamati a portare ai nostri fratelli e sorelle Gesù Cristo, pane vivo disceso dal cielo. Solo lui ci salva. Ricordiamoci che celebrazione eucaristica, annuncio e carità sono tre grandi azioni, che non possiamo dividere o considerare isolatamente. Sono strettamente unite tra loro. Una dipende dall’altra».

«Spalanchiamo le porte di casa nostra a Cristo – ha concluso il vescovo – Con Lui tutto ci è donato. Con Lui possiamo per davvero moltiplicare i pani per tutti i poveri e i bisognosi del mondo. Lui ci insegna e ci sollecita a essere buoni samaritani, costruttori di un mondo più fraterno, giusto e pacifico. La nostra fede non ci estrania dal mondo e dai bisogni dei nostri fratelli e sorelle. Al contrario, ci rende più attenti, più solleciti e creativi nel trovare soluzioni per andare incontro a loro. Preghiamo perché nelle nostre comunità crescano adulti nella fede, ossia credenti non solo a parole ma con i fatti. La nostra fede deve essere una fede che si incarna nella vita, in tutte le attività che svolgiamo. Ma preghiamo anche perché il Signore mandi operai nella sua vigna, perché ci siano sacerdoti santi, che coltivano le comunità cristiane e le facciano crescere, assieme ai laici, nella comunione con Gesù Cristo e tra di loro».