Accogliere la forza sorprendente della vita. È stato questo il titolo dell’incontro a Faventia Sales del 2 febbraio scorso promosso dal Cav (Centro aiuto alla vita) di Faenza e dalla Diocesi in occasione della Giornata mondiale per la vita e per quella del malato. A portare la testimonianza sono state la responsabile dell’Unità Ginecologia e Ostetricia di Faenza, Chiara Belosi, e la formatrice e psicanalista Laura Mullich.
La dott.ssa Chiara Belosi: “Oggi siamo presi dalla sindrome del feto perfetto”
«Entrare in sala parto è per me sempre un’azione particolare, anche se la svolgo quotidianamente per professione. È come entrare in un santuario, si tocca con mano la sacralità della vita e bisogna entrarci in punta di piedi – ha raccontato la dottoressa Belosi –. Per chi poi ha provato l’esperienza della morte di un proprio parente, si avverte come vita e morte siano due facce della stessa medaglia, e come la morte sia davvero un rinascere in cielo».
La dottoressa ha poi portato diverse testimonianze di quanto la nascita di una vita metta a nudo il nostro vissuto, le nostre emozioni, le nostre scelte. Dalla storia di Angelica e dei suoi genitori, che ha vissuto una nascita un po’ turbolenta ma che è andata a buon fine perché «ci si è lasciati andare alla forza dirompente della vita» a Silvia, una mamma già di due figlie che però alla terza gravidanza ha detto no e ha abortito, perché si è sentita sola, non ne ha nemmeno parlato col marito e ora è presa dai rimorsi. «Nessuna donna e nessun medico ha voglia di uccidere dei bambini – ha spiegato Belosi -, ma cosa facciamo realmente perché queste donne non siano costrette a farlo?». Oppure la storia di Mimosa. La famiglia sapeva che, a causa di una malattia, sarebbe vissuta solo pochi giorni dopo il parto, ma “nessuna vita è inutile” ed è andata avanti lo stesso. «Oggi siamo presi dalla sindrome del feto perfetto – ha concluso Belosi -. Ci si impegna molto nella diagnosi malattie prenatali e non nelle cure. Queste diagnosi diventano poi quasi una sentenza per i genitori, figlia di una medicina senza speranza. Ci vuole poi una rete che aiuti sempre le famiglie, non lasciarle sole, di modo che si faccia spazio al divino».
I rischi della mercificazione della vita
Laura Mullich ha ricordato uno dei grandi temi di oggi: la mercificazione della vita. «Oggi si usano le parole per imbrogliare le carte e manipolare il pensiero delle persone – ha detto -. Diviene così accettabile nella civilissima Olanda l’aborto post nascita, che è un’assurdità essendo un vero e proprio infanticidio. O ancora l’utero in affitto, o la tanta confusione che c’è sul fine vita».
s.m.