A volte vivere è difficile, e se non c’è una mano tesa diventa persino impossibile. Le difficoltà possono essere dentro di noi, ma spesso ci sono anche problemi concreti che ci mettono alla prova, dalle fatiche socio economiche agli stravolgimenti inaspettati. Serve allora una mano tesa, qualcuno che cerchi di rendere piena la propria vita rendendo piena quella degli altri. A tendere questa mano è da anni il Cav di Faenza (Centro di aiuto alla vita), di cui abbiamo chiesto un report alla presidente Anna Lisa Celestini. Al momento sono 220 le famiglie seguite, di cui 37 nuovi nuclei. I bambini seguiti hanno da 0 a 10 anni, anche se di solito il Cav si occupa solo della fascia 0-3. Tanti sono gli eventi degli ultimi anni che hanno cambiato lo sfondo della nostra comunità, dalla pandemia all’alluvione, e tante sono le risorse che il Cav ha messo a disposizione delle famiglie in difficoltà. In occasione della 46esima Giornata per la Vita il Cav propone venerdì 2 febbraio alle 20.45 a Faventia Sales l’incontro “Accogliere la forza sorprendente della vita. Un viaggio tra quiete e turbolenze” con la dott.ssa Laura Mullich (psicoanalista e formatrice) e la dott.ssa Chiara Belosi (resp. Unità Ginecologia di Faenza). Inoltre domenica 4 febbraio nelle parrocchie e in piazza del Popolo torna l’iniziativa “Una primula per la vita” a sostegno delle attività del Cav.
Intervista ad Anna Lisa Celestini (presidente Cav Faenza): “Il nostro è un metterci in ascolto delle donne che vivono momenti di sofferenza e indecisione”
Celestini, come è cambiato il lavoro del Cav in questi ultimi anni?
Durante la pandemia c’è stato bisogno di un lavoro pratico. Bisognava assistere le famiglie che erano chiuse in casa e il Cav si muoveva all’esterno della sua sede. Poi con l’alluvione ci è stato chiesto ancora di più un aiuto di questo tipo. Quest’anno c’è stata un’attenzione più profonda verso le famiglie utenti che sono aumentate. Chi aveva già una sua stabilità economica si è trovato in gravi difficoltà. Tra le tante fatiche anche l’emergenza casa che non sarebbe una nostra prerogativa, ma coinvolge il sentimento delle nostre utenti. È aumentata anche l’attenzione affettiva e morale verso le nostre mamme proprio perché la casa è il nucleo della famiglia. Devo dire che se i bisogni primari sono sempre stati soddisfatti è anche grazie alla cittadinanza che non ci ha fatto mancare niente. Abbiamo sempre avuto a disposizione le risorse necessarie provenienti anche dalla generosità di altri Cav nazionali. Moltissimi si sono attivati per darci aiuti di tutti i tipi, a dimostrazione del fatto che la rete nazionale funziona ed è davvero una grande famiglia. Quando l’alluvione ha colpito la Toscana, a nostra volta ci siamo subito messi a disposizione.
Quali sono i progetti in campo?
Il fulcro del Cav sono i tre progetti. Il primo è il Progetto Gemma, le adozioni a distanza di mamma e bambino. Quando una mamma rinuncia all’aborto e si rivolge al Cav, se ci sono ancora le prerogative si procede con l’adozione che consiste in un contributo di 200 euro al mese per 18 mesi, ma anche nell’attivazione di una rete attorno a lei che le consenta di non sentirsi sola. Lavoriamo sempre in contatto con i Servizi sociali, la Caritas, la comunità Papa Giovanni. Poi c’è il Progetto Mimosa, che consiste in una somma mensile messa a disposizione di chi ne ha più bisogno. Infine il Progetto Primavera che è un aiuto per una mamma lavoratrice con un fondo baby sitting e poi ci sono gli aiuti materiali per i bimbi, dai pannolini ai giocattoli.
Il Cav sostiene le madri in difficoltà nella propria gravidanza. C’è una bella storia che hai voglia di raccontarci?
Negli ultimi anni il modo di affrontare l’aborto è cambiato, ma non è cambiato il nostro lasciare completamente libere le donne che si rivolgono a noi di scegliere ciò che ritengono più giusto. Gli operatori Cav sono a disposizione per ascoltare la donna che liberamente si reca nella nostra sede. Cerchiamo di metterci in ascolto di una donna in difficoltà in un momento di sofferenza e indecisione, senza alcuno scopo di convincimento. Spesso le donne decidono di portare avanti la loro gravidanza e le vediamo poi arrivare con i loro bambini. Una bella storia è quella di una ragazza molto giovane, non ancora maggiorenne, che si è rivolta a noi insieme a sua madre. Ha scoperto di essere incinta in quinta superiore e il fidanzato l’ha abbandonata appena ha saputo della sua gravidanza. Si è trovata di fronte a una scelta difficile, ma con l’aiuto della famiglia ha deciso di diventare mamma e con i nostri aiuti tra poco partorirà la sua bambina, ferma nella sua decisione presa. Credo che questa sia proprio la forza della vita che ci sorprende. Anche nei casi in cui la famiglia non ha molte possibilità, una nuova nascita è un arricchimento è per tutti.
Letizia Di Deco