A Faenza quanti saremo mo gli oriundi discendenti da quelli che, nel corso del ‘900 sono scesi a valle da varie località dei nostri monti? Sicuramente due bel due tre e ognuno con una propria storia, simile per tanti aspetti a quella che ho ascoltato l’altra sera a casa della Giovanna Ciani. Lei, di forte tempra montanara e dotata di una memoria di ferro, ha ripercorso le varie tappe del lungo e non facile peregrinare che, nel giro di un secolo, ha portato la sua famiglia dai greppi del Tramazzo alla pianura. Il nonno paterno di Giovanna (17.05.1885 – 24.03.1960) detto Bafiõ per via di un bel paio di baffi di cui andava fiero, era nato a Monte Maggiore, un podere del Tramazzo. Nel 1909 sposò Domenica Naldi (Minghina 1883-1918) e, staccatosi dai fratelli Marcõ, Bepùsa e Nando, si trasferì alle Piane di Albero, nell’Appennino marradese. Lì nacquero i loro quattro figli: Assunta (detta Nunziadèna) nel 1910, Romano nel ‘12, Ezio nel ‘14 e Nello nel ‘16.

Durante la prima guerra mondiale fu richiamato nei militari e inviato sul fronte. La moglie, che aveva mandato avanti da sola il lavoro del podere, alla fine del 1918 si ammalò di spagnola e morì. Giovanni, non ancora congedato, rientrò per una breve licenza e recuperò i bambini che dopo la morte della mamma erano stati suddivisi fra gli zii paterni e materni. Alla scadenza della licenza si presentò ai Carabinieri di Marradi con i quattro figli, deciso a portarli con sè, ma il maresciallo riuscì a ottenergli il congedo, quindi rientrò alle Piane. Una vicina di casa, vedova di guerra e senza figli, si stabilì da lui, lo aiutò nel lavoro dei campi e si occupò dei bambini, ma dopo sei anni morì e tutto il peso della situazione passò alla giovanissima Nunziadèna, l’unica donna della famiglia. Giovanni nel 1929 lasciò il podere di Albero e portò i suoi a Valnera di Sopra, a sud di San Martino in Gattara. Nel 1935, rimasti di nuovo senza donne dopo il matrimonio della Nunziadèna, lui, pur fra i mugugni dei figli, si risposò con Angela Unganìa, che aveva vent’anni di meno ed era madre di un bimbo.

Nel 1936 ci fu un altro trasferimento della famiglia da Valnera di Sopra a Campdôs (Campodosio), un podere di San Martino in Gattara più grande e adatto per la forza lavoro di quattro uomini adulti. I suoi tre figli, coinvolti nel passaggio del fronte (Romano era stato deportato in Germania; Ezio era rientrato dal Montenegro ma veniva continuamente ricercato; Nello era stato catturato dai tedeschi e portato a rinforzare le linee difensive sul Po), finita la guerra rientrarono nel podere di San Martino. Il 29 settembre del 1945 Nello sposò Rosa Vignoli (1924 – 1974) che abitava alla Ca Nova di Sotto di Monte Romano e la portò in famiglia.

L’anno dopo nacque Giovanna, la loro prima figlia, e il nonno Bafiõ, per salutare l’arrivo di un bimbo dopo trent’anni dall’ormai lontano 1916, fece suonare le campane. Le nascite dei nipoti si susseguirono negli anni successivi (Domenico nel 1948, Mario nato e morto nel ‘51, Giuseppe nel ‘53) e a Campdôs non c’erano più risorse sufficienti per mantenere tutta la famiglia. Proprio per questo Nello nel 1954 si staccò e andò a mezzadria prima a Val Castagnolo e poi, nel 1958, alla Palazzina di Monte Romano per essere più vicino alla scuola elementare frequentata dai figli a cui nel frattempo si erano aggiunti Donato nel 1955 e Giuliano nel 1958. Da Monte Romano, nel 1961, Nello scese con la famiglia alle Fabbriche della Pideura e due anni dopo si spostò a Bagnacavallo in un piccolo podere preso in affitto. Giovanna in quella nuova residenza ci rimase poco, infatti, dopo aver lavorato per alcuni mesi in una fabbrica di scarpe il 29 dicembre del ‘63 sposò Giovanni Sangiorgi e riprese la via della collina.

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La famiglia del marito, infatti, coltivava a mezzadria la Barbavara di Pergola, un podere malmesso dove la resa era veramente poca. Giovanna, cresciuta in una famiglia dove c’era poco, ma si condivideva tutto in grande armonia, si trovò in un ambiente dove ogni decisione veniva presa dal reggitore. Era giovanissima, ma di carattere e non si perse d’animo. Con la sua voglia di fare, con tanta pazienza e lavorando sodo insieme a suo marito, riuscì a cambiare in meglio la situazione in cui stavano crescendo i loro i figli Fabio e Roberta. Il podere, in pieno accordo con il proprietario Silvio Nanni, con cui avevano un ottimo rapporto, venne trasformato e cominciò a dare una buona resa.

Giovanna, decisa e temprata, quando c’era poco da fare nel suo campo, scendeva a Errano e dava una mano a Tomaso e Mariannina Bulzaga, impegnati nella coltivazione delle fragole e dei fiori. Dopo il trasferimento da Pergola a Solarolo, avvenuto nel 1993, ha poi lavorato a tempo pieno nell’azienda Bulzaga fino al pensionamento nel 2004. Lasciato il lavoro, non si è comunque fermata. Ha assistito i vari anziani della famiglia (il babbo Nello, i suoceri e uno zio) e ha messo su casa alla periferia di Faenza dove dà ancora sfogo a quella dinamicità che ha nel dna e che si è portata dietro dai suoi monti.

Mario Gurioli

Foto di copertina, Giovanni Sangiorgi e Giovanna Ciani nel giorno del loro matrimonio.
Nell’articolo, la famiglia di Nello Ciani nel 1968; da sinistra, in alto: Giuseppe, Nello, Domenico, Giovanna, Rosa Vignoli; in basso: Giuliano, Fabio Sangiorgi, Donato.