Ci sono giorni e anni che scorrono via tranquilli, con l’impressione che le cose non cambino o lo facciano molto lentamente, con ritmi e riti che ci accompagnano, come i quattro anni tra un’olimpiade e l’altra, o i tre anni tra due assemblee diocesane elettive (vabbè, non sono proprio simili ma era per fare un esempio…). E poi ci sono quei giorni, quei momenti nei quali avverti in modo preciso che la tua vita sta cambiando improvvisamente, che niente sarà più come prima. Alcuni di questi momenti sono personali, come l’attesa fuori da una sala parto, o l’incontro non atteso con una persona, altri sono collettivi, di popolo. È storia, per esempio, l’immagine della prima martellata al muro di Berlino. Ci ha cambiato la vita. Così come l’annuncio del 21 febbraio 2020, (tra l’altro nella festa di San Pier Damiani). “È stato scoperto il primo contagiato di Covid-19”. La nostra storia si è infilata su altri binari. Così come fa parte della nostra piccola storia l’annuncio di una allerta rossa, e poi un argine che di notte si rompe e il fiume che, come un ladro, di notte ti entra in casa.

L’assemblea

Nella prossima assemblea diocesana, domenica 21 gennaio a Errano, proveremo insieme a raccontarci di come abbiamo vissuto pericolosamente insieme questo triennio strano, iniziato il 16 febbraio di quattro anni fa, e di come ci sta cambiando, come singoli e come comunità. L’epidemia covid ha avuto due grandi caratteristiche. Per prima cosa ci ha portato la divisione e la reclusione forzata. Un colpo forte e diretto a qualsiasi tipo di comunità, ai legami, al costruire insieme. Abbiamo cercato di reagire imparando nuovi mezzi per comunicare, e capendo che una grande preziosità della nostra associazione sta nel creare relazioni, più che nel fare cose. È la prima lezione che vogliamo imparare. La seconda grande caratteristica è stata l’irruzione dell’inatteso, la novità che sconvolge i piani, davanti alla quale non ci si può opporre ma solo adattare. Abbiamo imparato la parola resilienza, fino ad allora quasi mai usata.

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Cambiamenti

Ma forse la lezione più grande che possiamo trarre è la capacità di cambiare i nostri piani, di essere pronti alla novità, di sapere cogliere i segnali dei cambiamenti, per non rimanere fermi. Papa Francesco direbbe “la realtà è più forte dell’idea”. E questa forza è quella che abbiamo visto irrompere al centro della nostra diocesi e nelle periferie nelle notti del 2 e del 17 maggio scorsi, quando il cambiamento climatico è arrivato alle nostre porte, ed è entrato senza neanche bussare. Evento distruttivo, ma anche istruttivo. Abbiamo imparato che siamo fragili, che le nostre piccole certezze anche collettive possono essere spazzate via in un attimo, che parole come “non è mai successo” non servono a certificare la verità. Che è importante prepararsi al futuro, ma che è molto più importante come si reagisce al presente. E per noi cristiani queste sono state ottime lezione pratiche di catechesi, che – se vogliamo – ci insegnano ad aprirci alla Novità per eccellenza, a quel Dio che è Buona Notizia, Bella Novità (Vangelo vuole dire proprio questo in effetti), che continuamente ci chiama fuori, come ha fatto con il Popolo di Israele, fuori dai nostri schemi mentali, dalle nostre false sicurezze dei giudizi affrettati, delle etichette che mettiamo alle per[UTOPIA-GIU]sone ed alle cose. E una volta che siamo fuori capiamo che siamo chiamati ad abitare come in una tenda, che è leggera, agile, aperta, mobile, liberandoci dalla pesantezza delle nostre strutture, personali e collettive. Insieme domenica 21 gennaio proveremo a fare un passo in avanti, a smontare la tenda della nostra associazione, (con il discernimento che accompagnerà il documento assembleare e il rinnovo del Consiglio Diocesano) per montarla altrove. E vogliamo farlo insieme. Questa è la parola più importante che ci portiamo dietro. Insieme. Buon cammino, Azione Cattolica.

Pier Luigi Zanotti