A servizio della realtà, costruttori di pace. Questo il ritratto che ci si porta dietro dalla scuola di Assisi dell’Ucsi che dal 10 al 12 novembre ha visto riunirsi nella Cittadella della Pace giornalisti, giovani e meno giovani, per riflettere su quello che deve essere un terzo tempo, un tempo nuovo, per quotidiani, radio, settimanali online o cartacei, diocesani e non.
Il confronto: un valore aggiunto nella formazione
Un mestiere, quello del giornalista, che si impara facendo, in una fase storica difficile in cui l’informazione ha un costo alto e nella società dei consumi spesso viene sostituita dalle opinioni, gratuite e dilaganti sui canali social. Così l’opinione si costruisce su un numero di like e non sul pensiero critico. Questa è solo una delle tante riflessioni che sono emerse da una tre giorni di formazione piena e arricchente, soprattutto per chi muove i primi passi in una redazione. Il valore aggiunto è stato il confronto, quello che in ogni redazione deve essere il fondamento, il vero timone da cui partire per costruire un giornale. Confronto che nasce dai momenti conviviali – pranzi, colazioni, visite guidate nel silenzio notturno di Assisi – ma anche dagli scambi di riflessione dopo incontri e laboratori. Si scopre allora che la fatica di uno è la fatica di tutti e che le sfide che siamo chiamati ad affrontare per promuovere un’informazione che sia vera e autentica, costruttrice di ponti, di vicinanza, sono le stesse, declinate in modo diverso in base al territorio in cui si vive e lavora. L’occasione diventa non solo quella di formarsi, di imparare a usare strumenti nuovi –dalle nuove tecnologie al podcast – ma anche quella di stringere amicizie che possano diventare collaborazioni e non collaborazioni che restino tali.
Necessario creare una rete
In questo senso anche la testimonianza in diretta di Nello Scavo, inviato di Avvenire in Israele, ha assunto un significato ancor più profondo di quello che avrebbe potuto avere se fosse stata registrata: pochi minuti perché internet non permette di più, perché la guerra sembra non permettere nulla, ma il tempo di ribadire quanto sia fondamentale creare una rete tra chi lavora in questo mestiere proprio tessendola già nel mettersi in contatto. Per ribadire il significato profondo dell’espressione “essere a servizio della verità”. Forse è proprio questo il terzo tempo che stiamo cercando: pochi istanti in cui raccontarsi e raccontare la realtà, anche sotto le bombe.
M.Letizia Di Deco