“Custodire, ascoltare e curare”: sono le tre consegne che Papa Francesco ha dato, ieri mattina, alle delegazioni dei Servizi tutela minori delle diocesi di tutt’Italia ricevuti in udienza dal Santo Padre, accompagnate dal presidente della Cei, il cardinal Matteo Maria Zuppi e dal nostro arcivescovo, monsignor Lorenzo Ghizzoni, come presidente del Servizio nazionale Tutela Minori.

Tre verbi che anche le nostre responsabili del Servizio diocesano, Annalisa Marinoni e Maria Teresa Fabbri, conserveranno nel cuore assieme alla sensazione di non essere sole nell’impegno per la tutela dei più piccoli, una missione che è di tutta la Chiesa, come ha specificato prima il cardinal Zuppi nella Messa che ha preceduto l’udienza, e poi il pontefice stesso.

“Il lavoro che state facendo è prezioso, andate avanti, non fermatevi”. E’ l’appello di Papa Francesco che ancora riecheggia nella mente e nel cuore di Annalisa e Maria Teresa: “Un appello accorato – spiegano tornando da Roma in treno – e consapevole della partita che c’è in gioco. Abbiamo sentito la sua indignazione per gli abusi. E anche la richiesta finale: ‘Io prego per voi, che avete un compito difficile, ma anche voi pregate per me’, è una frase che non dimenticheremo”.

L’altro aspetto che non dimenticheranno è l’incontro con Papa Francesco: “La dolcezza del suo sguardo, il suo tono pacato, la sua mano calda e forte sono segni che qualcosa sta cambiando – dicono -. La sua stretta di mano ti dà il senso di una accoglienza vera, del fatto che il Papa è lì per te. Senti che vuole ascoltare ciascuno, senza fretta”.

Quell’ascolto, per Francesco, è uno stile, che raccomanda soprattutto a chi opera nei Servizi Tutela Minori. “Abbiamo sentito le parole che ha detto come veramente sue. Si sente che c’è una missione, e che la sente profondamente. L’incontro con lui ti dà il senso dell’autenticità, rimanda alla relazione, all’incontro vero con l’altro. Da qui parte la cura“. In questo settore della pastorale, come ha anche spiegato il cardinal Zuppi, “servono giustizia e amore. Il Signore non resta impassibile. Occorre un ascolto che accolga e faccia sentire quel grido delle vittime, degno di essere accolto”.

Con cosa si torna a casa, quindi, dopo l’incontro con Papa Francesco? “Anzitutto con la determinazione a non mollare. Se ci sono stati momenti in cui abbiamo fatto fatica, oggi non torniamo indietro. Dopo l’incontro sulla montagna, torniamo a valle”. Quell’ “andate avanti” di papa Francesco, ha fatto breccia.

Daniela Verlicchi