Che cosa succede dopo un terremoto? La risposta più ovvia è ricostruire, ma i tempi possono essere lunghi e allora si deve fronteggiare un’emergenza che dopo le scosse assume tratti diversi ma rimane una situazione complessa. Il deliberato stato di emergenza nazionale per il sisma dello scorso 18 settembre fa ben sperare gli abitanti di Tredozio e dei comuni colpiti delle province di Ravenna e Forlì Cesena per i quali sono stati stanziati 6 milioni di euro, ma la quotidianità della popolazione e a oggi ancora stravolta. Tra gli edifici colpiti anche le scuole: sono 88 i bambini e ragazzi di Infanzia, Elementari e Medie che fanno lezione con i loro insegnanti, circa venti, nelle tende sistemate al Palazzetto dello Sport del centro Le Volte. I 40 bambini delle elementari e i 30 ragazzi delle medie nelle tende, mentre i bimbi dell’infanzia negli spogliatoi del Palazzetto che si sono trasformati in aule.

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Dopo il terremoto far diventare scuola ciò che scuola non è: l’interazione tra le classi e outdoor education

Abbiamo chiesto alla maestra Monia Tassinari di raccontarci come stanno vivendo questo periodo alunni e insegnanti. «Il clima è piuttosto sereno. I bimbi e i ragazzi qui si sentono protetti e sicuri. Non hanno paura del terremoto perché sanno che ci sono vie di fuga e che questo luogo rispecchia le misure di sicurezza – ci dice subito la docente. – Riusciamo a fare lezione ugualmente, con qualche difficoltà da parte di noi docenti che abbiamo dovuto rimodulare la nostra programmazione, ma non da parte dei ragazzi». Riadattarsi alla situazione di emergenza significa ripensare tutto, far diventare scuola quel che scuola non è. «Cerchiamo di trasformare quello che è innegabilmente uno svantaggio in una risorsa, ad esempio lavorando per classi aperte anche in continuità verticale, mettendo insieme i bambini delle elementari con i ragazzi delle medie o con i più piccoli. Quando il tempo lo permette facciamo anche lezione all’aperto, outdoor. Sfruttiamo quel che abbiamo. Riorganizzare tutto è stato impegnativo ma tra noi insegnanti c’è un bel clima e la didattica non si è mai fermata. Ci facciamo vedere molto sereni e questo aiuta molto anche i nostri alunni».

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Attivato uno Sportello d’ascolto: “I bambini qui si sentono protetti e sicuri”

Anche se iniziano ad arrivare i fondi dopo la delibera dello scorso sabato, le tempistiche non sono definite e al momento c’è solo la prospettiva di una soluzione intermedia che preluda al ritorno a scuola. Entrambi gli edifici infatti, quello di Infanzia e Primaria e quello delle medie, sono stati dichiarati inagibili. A far scuola oggi è il vissuto dei bambini e dei loro insegnanti. «I bimbi stanno cercando di rielaborare la situazione vissuta da loro in prima persona o dai loro cari.- spiega la maestra Monia – Abbiamo fatto un percorso con gli psicologi dell’Asl e noi insegnanti monitoriamo la situazione ogni giorno avendo i ragazzi davanti. Abbiamo anche uno Sportello d’ascolto e facciamo attività mirate sulla sicurezza, come ad esempio la partecipazione alla conferenza stampa #Iononrischio della Protezione civile». L’attesa oggi sembra essere più colorata di ottimismo e se il terremoto ha riempito di crepe palazzi, chiese e case del paese, non ha certo fatto crollare quelle che sono le fondamenta di ogni comunità: l’attenzione e la cura per l’educazione.

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Letizia Di Deco