A un mese dall’attacco di Hamas a Israele, che il 7 ottobre uscì da Gaza causando circa 1.400 morti, oltre a rapire centinaia di israeliani, non si ferma il conflitto in atto tra lo stato ebraico e i terroristi palestinesi. Le forze armate con la stella di Davide hanno ormai circondato Gaza city, preparandosi ad un attacco di terra che, in terreno urbano, si preannuncia assai costoso in termini di vite umane. L’obiettivo è quello di eliminare i capi militari di Hamas (quelli politici vivono da anni all’estero) nascosti nei tunnel in cemento armato che corrono al di sotto della striscia di Gaza.
A un mese dall’attacco oltre 10mila vittime palestinesi di cui più di 4mila sono bambini
Nascondigli pieni di missili, armi, benzina sottratta ai generatori delle case e degli ospedali di superficie. Colpire i tunnel e gli insediamenti di Hamas senza danneggiare i civili è però un’operazione ai limiti dell’impossibile. Secondo i numeri forniti da Hamas, oltre 10mila palestinesi hanno già perso la vita, tra i quali 4.100 bambini. Numeri che non possono essere confermati in maniera indipendente, ma che appaiono verosimili dati i continui bombardamenti da parte di aerei e navi da guerra israeliani. Nei giorni scorsi i vertici delle 18 principali agenzie delle Nazioni unite, comprese Unicef, Pam e Oms hanno fatto un appello congiunto per un «immediato cessate il fuoco umanitario» a Gaza. Una dichiarazione congiunta insolita, in cui si esprime indignazione per il drammatico bilancio delle vittime civili nella guerra fra Hamas e Israele. «Da quasi un mese, il mondo osserva come evolve la situazione in Israele e nei Territori palestinesi occupati con sgomento e orrore per il numero crescente di vite perse e straziate», hanno dichiarato i capi delle Nazioni Unite. Cui ha fatto eco il segretario generale Onu Antonio Guterres per il quale «la catastrofe in corso nella Striscia di Gaza rende sempre più urgente un cessate il fuoco umanitario. L’intensificazione del conflitto sta distruggendo la vita di tante persone innocenti». Guterres ha ribadito la sua condanna dei massacri di Hamas in Israele dello scorso 7 ottobre e ha rilanciato il suo appello per «la liberazione immediata e senza condizioni degli ostaggi. Niente giustifica l’uccisione, la tortura, il ferimento e il rapimento di civili». Dal segretario dell’Onu, è arrivato anche l’annuncio di aiuti umanitari «per 1,2 miliardi di dollari per aiutare 2,7 milioni di persone nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania» da parte dell’Onu e dei suoi partner.
L’appello di Papa Francesco alla pace
«Continuo a pensare alla grave situazione in Palestina e in Israele, dove tantissime persone hanno perso la vita. Vi prego di fermarvi, in nome di Dio: cessate il fuoco!». Lo ha detto domenica scorsa papa Francesco al termine dell’Angelus. Dal Pontefice l’auspicio che «si percorrano tutte le vie perché si eviti assolutamente un allargamento del conflitto», che «si possano soccorrere i feriti e gli aiuti arrivino alla popolazione di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Si liberino subito gli ostaggi. Pensiamo a tutti i bambini coinvolti in questa guerra, come anche in Ucraina e in altri conflitti: si sta uccidendo il loro futuro. Preghiamo perché si abbia la forza di dire ‘basta’».