Il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi sta riscuotendo un meritato successo nei cinema italiani. Girato in bianco e nero, e ambientato nella primavera del 1946 alla vigilia del referendum Monarchi–Repubblica, quando le donne furono per la prima volta ammesse a votare. E’ un amarcord (il riferimento felliniano mi pare evidentissimo) di un’Italia piena di miseria, di discriminazioni, di intollerabili differenze sociali e di violenze, in particolare nei confronti delle donne, in casa e nel lavoro. E’ l’Italia (in cui evidenti sono ancora le distruzioni causate dalla follia imperialista delle guerre fasciste) così ben descritta con grande coraggio e spirito religioso da don Lorenzo Milani nelle Esperienze Pastorali, che contengono una vera e propria indagine sociologica sull’esodo dalla montagna e dalla campagna, sulla Casa, luogo di identità delle persone, e sul lavoro, ove le discriminazioni e lo sfruttamento erano molto presenti.

Don Milani ritiene centrale nel suo ministero pastorale il superamento di tali intollerabili discriminazioni che umiliano la persona, e che possono essere superate tramite la padronanza della lingua e del lessico, il diritto di voto e di sciopero. Tutto questo emerge anche nel film, che si concentra in particolare sulla condizione femminile, con la donna ridotta a una sorta di oggetto, costretto al silenzio e a soggiacere ai voleri degli uomini in una società patriarcale e fallocratica.

La scuola e l’educazione come riscatto

Il film evidenzia che il diritto di voto e l’educazione (la scuola in particolare) sono la ricetta per raggiungere la parità di genere, e in questo è molto in linea con il messaggio di don Milani. Il film ci porta poi inevitabilmente a riflettere sulla situazione dell‘Italia contemporanea, che purtroppo è ancora oggi caratterizzata da intollerabili differenze sociali, anche ereditarie, che si traducono in molti milioni di poveri, di disoccupati e di lavoratori poveri, sottopagati e privi delle più elementari garanzie, e dalla povertà educativa, con un tasso di abbandono scolastico che in alcuni regioni è altissimo e insostenibile, nonché dalle violenze sulle donne, che sfociano in un numero molto elevato di femminicidi. Pertanto l’Italia contemporanea presenta ancora molte, troppe similitudini con quella degli anni ’40 e ’50.

Il valore del diritto di voto e la condizione femminile

E anche i rimedi sono ancora molto attuali: il diritto di voto, in un Paese in cui sempre più elevata è purtroppo la disaffezione al voto, e la scuola, in un’Italia contemporanea caratterizzata dalla mancanza di cultura, come ha di recente evidenziato il Cardinale Zuppi. Il film ci ricorda indirettamente che il problema delle discriminazioni e violenze sulle donne è ancora molto presente nella nostra società. E’ doveroso ricordare le recenti parole di papa Francesco: «In troppi luoghi e troppe situazioni le donne sono messe in secondo piano, sono considerate “inferiori”, come oggetti: e se una persona è ridotta a una cosa, allora non ne se ne vede più la dignità, la si considera solo una proprietà di cui si può disporre in tutto, fino addirittura a sopprimerla. Quante donne sono sopraffatte dal peso e dal dramma della violenza! Quante sono maltrattate, abusate, schiavizzate, vittime della prepotenza di chi pensa di poter disporre del loro corpo e della loro vita, obbligate ad arrendersi alla cupidigia degli uomini».

Questo film, caratterizzato anche da una garbata ironia che ne rende piacevole la visione, evidenzia l’imprescindibile contributo femminile alla società moderna, come ci ha ricordato di recente il Presidente Sergio Mattarella: «Abbiamo oggi bisogno più che mai della forza e della cultura delle donne, che con le loro lotte, il loro impegno, la loro originalità hanno indotto e talvolta costretto le società moderne a ripensare stili, modelli e organizzazioni, contribuendo all’affermazione del valore universale della libertà. Le donne hanno cambiato la politica, la cultura e la società».

Paolo Castellari