C’è chi è pronto a dare del filo da torcere al temibile granchio blu, specie invasiva che fa strage di molluschi e pesci, distruggendo allo stesso tempo le reti dei pescatori. L’espressione è del tutto figurata dato che l’antagonista del granchio, in questo caso, è un filo che non si spezza e non si torce, fatto com’è di ferro zincato ricoperto di Pvc. L’idea non è venuta a chi produce articoli per la pesca, bensì a una ditta che si occupa in genere di pali e reti metalliche: «Non potevo restare indifferente alle difficoltà dei pescatori», spiega Orietta Caravita che, con il fratello, è titolare della Caravita recinzioni di Bagnacavallo (Ravenna).

Da recinzioni da giardino a trappole per i granchi blu

Un’azienda, attiva da oltre cinquant’anni, dove l’innovazione è di casa. Qui sono nate le recinzioni già pronte con i ganci scorrevoli sui fili (brevettate), così come le reti per i campi da beach volley degli stabilimenti balneari, trattate con un particolare rivestimento contro i raggi solari. «Quando ho cominciato a pensare a delle soluzioni contro il granchio blu – continua la Caravita, che è anche presidente della Cna locale – ho subito contattato i miei fornitori storici. Mi hanno risposto che non erano in grado di darmi delle reti come quelle che gli stavo chiedendo, per farle avrebbero dovuto stravolgere i processi produttivi. Poi ho trovato un fornitore disposto ad accontentarmi, anche se era assai scettico. Nessuno credeva che potessi vendere un prodotto così specifico in grandi quantità». I numeri al momento sembrano dare ragione alla Caravita, che abbiamo incontrato nel tardo pomeriggio dell’11 ottobre: «Oggi a mezzogiorno mi sono arrivati 120 rotoli. Ognuno è lungo circa 25 metri, parliamo dunque di tre chilometri complessivi di reti. In poche ore li ho venduti tutti». La forza sta tutta nel passaparola tra pescatori, contenti di avere finalmente delle trappole in grado di catturare i granchi senza problemi. Da lì la Caravita ha fatto un passo ulteriore, andando a Goro a incontrare i pescatori impegnati nell’allevamento di cozze, vongole (lupino e verace) e tartufi di mare, attività devastate dal granchio blu: «Tra i tanti, ho parlato con un pescatore afflitto per aver visto spazzata via, in un giorno, un’intera semina di vongole da 200mila euro. Con loro stiamo sperimentando le reti a protezione degli allevamenti. Per andare loro incontro ho ridotto i miei margini al minimo». Le prime installazioni in questo senso sono incoraggianti: «Per avere la certezza assoluta però bisognerà aspettare la primavera», ammonisce Caravita. Bisognerà vedere se, oltre a respingere gli attacchi delle chele dei granchi, le reti poste sott’acqua resisteranno anche alle correnti. Tra i pescatori, dopo la rassegnazione dei mesi scorsi, è tornata un po’ di fiducia.

Reti speciali

Ma come sono fatte queste reti speciali? «Si tratta di ferro plasticato a bassa temperatura, con i fili zincati elettrosaldati e messi a bagno nella polvere di Pvc. Il tutto messo a cuocere lentamente e raffreddato sempre molto lentamente. Il ferro zincato da solo non può nulla, in primo luogo perché la salsedine se lo mangia, poi perché il granchio blu non lo vuole. Per questo serve il plasticato, da realizzare con Pvc vergine, non riciclato». Possibile che altri non ci abbiano pensato? «So che qualcuno ha comprato soluzioni simili dalla Cina, ma là si produce in un modo molto molto diverso dall’Italia. Dubito seriamente che abbiano la stessa durata e affidabilità». Un diverso modo di lavorare che, quando si ha a che fare con l’alimentazione, non è certo da sottovalutare: «Noi realizziamo anche recinzioni per grandi allevamenti di polli. In quei contesti impieghiamo una plastica green touch che non contamina la gallina che viene a contatto con essa. Al contrario, le cose che vengono da oltre oceano spesso contengono piombo o altri materiali assolutamente non indicati. Là hanno regole diverse». Orietta Caravita è un vulcano di idee e, nonostante i problemi personali (la sua abitazione a Lugo è stata colpita dall’alluvione del maggio scorso e da allora vive altrove), guarda al futuro con ottimismo: «Quando i granchi blu saranno sterminati – rincara – queste trappole potranno essere usate come nasse da canocchia». Nel mondo le recinzioni rappresentano l’emblema della staticità. A Bagnacavallo, all’opposto, recinzione sembra fare davvero rima con innovazione.

Michelangelo Bucci

Primi fondi contro la specie killer

Originario delle coste americane (Usa, Nuova Scozia e Argentina) il granchio blu è arrivato in Europa a bordo di navi mercantili. Si sta diffondendo soprattutto nell’Adriatico. Essendo una specie molto aggressiva, fa razzia di molluschi, avanotti e vegetali, con gravi danni all’economia ittica. Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno chiesto lo stato di calamità naturale al Governo. Il quale, dopo un primo stanziamento di 2,9 milioni di euro in agosto, ne ha stanziati altri 10 a fine settembre per rendere più efficace la cattura, lo smaltimento, la sicurezza degli impianti di molluschicoltura e anche l’acquisto di seme per la ripresa dei processi produttivi nel Delta del Po. A questi si aggiunge un milione di euro destinato dalla Regione Emilia-Romagna agli acquacoltori danneggiati.