Dopo una lunga permanenza a Roma che ha accolto il debutto di ‘Risate di gioia’ di Elena Bucci e Marco Sgrosso e il debutto di ‘Pagliacci all’uscita’ di Roberto Latini al quale partecipa Elena Bucci, la compagnia Le belle bandiere torna in Romagna con il progetto Il Circolo delle arti, tre serate di teatro, musica, cinema, storie a sorpresa, racconti e interviste.
La prima serata è prevista lunedì 16 ottobre alle ore 20.45, quando il palcoscenico del Teatro Comunale di Russi sarà aperto al pubblico.
Il progetto è ideato da Elena Bucci, con la collaborazione di Marco Sgrosso, è curato da Le belle bandiere, con il sostegno del Comune di Russi e della Regione Emilia Romagna e si avvale della partecipazione di attori, cineasti, musicisti, studiosi, cittadini, associazioni.
Alla prima serata seguiranno quelle di lunedì 20 novembre e martedì 19 dicembre.
“Come fossimo di sera intorno al fuoco, ci ritroviamo in un angolo del teatro che somiglia al set di un film per ascoltare il sussurro di fantasmi buoni. Artisti di esperienza, giovani in crescita, studiosi, appassionati, cittadini, raccontano storie a sorpresa.
Si crea uno spazio intimo e infinito – commenta Elena Bucci – che accoglie curiosità intorno al teatro e alle arti, video, domande, osservazioni, interviste e racconti di vite, vocazioni, professioni, sogni, paure, desideri.”
Nella prima serata Elena Bucci, accompagnata alla fisarmonica da Christian Ravaglioli, con la cura del suono di Raffaele Bassetti e le luci di Roberto Passuti, porterà in scena alcuni frammenti del suo spettacolo Terra Mater Matrigna, una riflessione sul rapporto con i dialetti e la terra d’origine, con una dedica particolare a Ivano Marescotti.
E’ previsto un dialogo con il pubblico con domande, racconti, pensieri.
“La mia terra mater matrigna – scrive l’autrice, interprete e regista – mi ha ispirato spettacoli e scritti, mi ha spinto a creare gruppi che mi hanno aiutato a fare spettacoli ovunque, a riaprire al pubblico luoghi abbandonati e dimenticati, da un seicentesco palazzo ad un teatro, da una chiesina ad un macello.
Continua, da vicino e da lontano, a sussurrarmi all’orecchio la sua lingua antica e misteriosa che trasforma la mia voce e il mio corpo, apre e incatena la mia immaginazione, con quelle parole brusche che significano sempre qualcosa di talmente vero da fare ridere e piangere, lingua dei poveri e dei ricchi, lingua sottile che serve a nominare la distesa rosa dei peschi in fiore, il mare quando cambia la stagione.”