L’opera storiografica su Modigliana e sui suoi monumenti si arricchisce di un nuovo prezioso contributo. L’autore, Bruno Tagliaferri, unisce a una non comune preparazione storica e metodologica una profonda passione per la città. Argomento è la Concattedrale di Santo Stefano di Modigliana.
Dall’organo al rifacimento barocco
Di essa l’autore non studia tutti gli aspetti storico-artistici. Si sofferma su tre aspetti. Il monumentale organo ottocentesco, recentemente riportato all’antico splendore, il periodo medievale della pieve, e, infine, il rifacimento tardo-barocco, la fase nella quale l’edificio ci è giunto. Dell’organo, sul quale sopravvivevano poche e incerte notizie, ha ricostruito la storia fin nei più minuti particolari. Dalle sue ricerche risulta che l’autore è Giosuè Agati di Pistoia, membro di una prestigiosa famiglia di organari, che lo costruì nell’anno 1826. L’esposizione si apre con una relazione dell’organaro Massimo Lanzini che ha curato i lavori di ripristino, e una dell’organista Maestro Rodolfo Bellotti, che lo ha collaudato. Segue un’ampia trattazione storica e descrittiva dell’autore del volume, tratta da documenti di prima mano, finora ignoti. Bruno Tagliaferri non si è limitato a studiare l’organo attuale, ma ha indagato anche la storia del precedente, che non ci è giunto, oltre a estendere la trattazione, seppur brevemente, a quelli presenti nelle chiese di Modigliana (in San Domenico, San Bernardo e Santa Maria Maddalena delle Monache Agostiniane).
Un saggio in occasione dei lavori di recupero
Il saggio costituisce una ripresa e l’aggiornamento di un precedente volumetto monografico, uscito in occasione dei lavori di recupero, che è molto servito alla loro corretta impostazione. Chiude la sezione un saggio di Francesca Rafanelli sulle storiche famiglie organarie Agati e Tronci di Pistoia. La seconda tratta del periodo plebale, che coincide con il medioevo e la signoria dei conti Guidi, titolari per secoli di una ampia giurisdizione tra Romagna e Toscana, ed artefici della fortuna della città. L’indagine è condotta, anche in questo caso, su fonti di prima mano, in gran parte carte altomedievali ravennati, edite da chi scrive. La terza parte tratta del rifacimento tardo-barocco della Collegiata. La ricostruzione, intrapresa dal priore Francesco Saverio Violani e proseguita dal successore Giacomo Filippo Traversari, ebbe luogo negli anni 1756-1767. Architetto fu Giovanni Battista Boschi di Faenza (1702-1780), autore di molte importanti fabbriche faentine, tra cui le chiese di Sant’Umiltà, della Santissima Annunziata del Borgo e di San Francesco, studiato dal Golfieri e dalla Vitali. Fu coadiuvato dal capo mastro locale Giovanni Battista Savelli. L’altare maggiore si deve allo stuccatore Giovanni Antonio Fossati (doc. 1731-1793) artista di grande talento, originario di Lugano ma residente a Faenza e autore, tra l’altro, del monumentale altare di Sant’Antonio da Padova in San Francesco e di quello del Santissimo Crocifisso nel Duomo di Faenza. Concludono il lavoro tre brevi sezioni che hanno per argomento il libro delle spese dell’archivio parrocchiale, le relazioni delle visite pastorali del secolo XVIII su altari e cappelle, un progetto dell’architetto Tomaso Lepori di Modigliana (1785-1862), artista cui Sabrina Brandolini e Massimo Rossi hanno recentemente dedicato una notevole monografia. Steso in occasione della istituzione della diocesi, prevedeva l’erezione di tre nuove cappelle, realizzate dall’ing. Antonio Zannoni di Faenza nel 1875 quando vennero aggiunte le navate laterali. Chiude l’opera una nutrita bibliografia. In conclusione un lavoro molto utile, ricco di originali prospettive su importanti aspetti della storia e dell’arte della Concattedrale modiglianese, frutto di approfondite indagini archivistiche, che si legge con interesse e che potrà servire molto a chi volesse intraprendere lo studio nel suo insieme di quell’insigne monumento.
don Ruggero Benericetti
La pieve di Modigliana e il suo organo Agati, a cura di Bruno tagliaferri (Tipo-Litografia Fabbri, Modigliana 2023, pp. 19).