Nel gennaio del 2000, padre Luigi Finotti, missionario della Congregazione Sma che operava a Tabagne (Costa d’Avorio), aveva in progetto di realizzare un Dispensario. In quel luogo mancava totalmente una struttura sanitaria e la popolazione era costretta a curarsi solo con i metodi tradizionali: infusi di erbe e altri sistemi largamente inefficaci. Suor Luigina Mambretti, missionaria Nda in Burkina, con la quale ero in stretto contatto, amica di padre Luigi, mi girò la richiesta. Provvidi a contattare alcuni amici ed ebbi la risposta affermativa del faentino Andrea Alberghi e dell’ingegnere Paolo Polo di Padova.

La costruzione della struttura sanitaria e la presenza di un bimbo vispo e discolo

Il nostro gruppo partì e raggiunse Tabagne per realizzare la struttura sanitaria. In quel villaggio aveva sede il principe, al quale la tradizione assegnava il compito di prendersi cura della popolazione. Per favorire la costruzione dell’opera egli chiese la collaborazione di uomini e donne: in pochi giorni gli uomini scavarono le fondamenta e le donne raccolsero i grossi sassi da inserire nel calcestruzzo. Grazie alla nostra presenza, si iniziarono a realizzare i muri e in qualche mese la costruzione fu terminata. Durante la nostra permanenza, ebbi modo di conoscere una comunità di missionarie dell’Istituto Ravasco, che da poco operava lì per la promozione della donna e la scolarizzazione delle fanciulle. La comunità era formata dall’italiana suor Ivana, la colombiana suor Maria Lourdes e la brasiliana suor Tersina. In occasione delle mie visite, notai che un bimbo, molto piccole e vispo, entrava in casa. Era chiaro che sperava di ottenere qualcosa da mangiare, ma era difficile da controllare, perché essendo abituato a stare sempre sulla strada, non era disposto a seguire le normali regole di vita dei bambini, ma agiva come meglio voleva. Le suore faticavano a fargli comprendere che doveva modificare il suo comportamento. Con altri volontari sono poi tornato più volte a Tabagne, per costruire quella che sarebbe diventata un’ampia casa della comunità, un convitto per accogliere le fanciulle provenienti dai villaggi lontani e dar loro un luogo ospitale per poter studiare. Continuavo a incontrare quel bimbo che cresceva in statura, ma continuava a comportarsi da piccolo discolo.

La proposta dello studio

Mi convinsi che da grande non avrebbe che potuto commettere piccoli reati, sempre più gravi, e avere problemi con la giustizia. Proposi alla comunità di iscriverlo alla locale scuola elementare. Mi fu risposto che di studiare quel bimbo non aveva alcuna voglia. Proposi allora di erogare una borsa di studio alla sua famiglia a condizione che ottenesse almeno la media dell’8 a fine anno scolastico. Molti furono i contatti con la sua famiglia e con quelle di altri diciannove bambini del luogo, per fare loro comprendere che lo studio avrebbe messo i loro figli nella condizione di poter provvedere a se stessi. Dopo molto insistere, la Comunità dell’Istituto Ravasco riuscì a presentare un elenco di venti bimbi desiderosi di frequentare la scuola nel quale figurava anche Kuassi Smenbargo. Le associazioni Comitato di Amicizia e Insieme per crescere erogarono il necessario contributo economico. Non fu facile convincere quel bimbo a impegnarsi a scuola. La famiglia, per non perdere la borsa di studio si impegnò a tal punto che i risultati furono presto positivi. Dopo le elementari Koussi si iscrisse alla scuola media, poi alla superiore e infine all’università. Un risultato inimmaginabile, quando osservavo quel discoletto entrare nella casa delle suore per raggranellare un poco di cibo.

La sorpresa: un nuovo maestro

Dopo che Kouassi ebbe concluso gli studi universitari, fu perso con lui ogni contatto. Suor Lourdes, la quale aveva sostituito suor Ivana nella gestione del progetto di scolarizzazione, chiese di poter inserire nel programma il fratello più piccolo: Kouassi Roland. Ovviamente la sua proposta fu accolta. Nelle scorse settimane ci sono pervenute le annuali informazioni su ciascuno dei destinatari della borsa di studio. Leggendo di Roland, ho provato una gioia immensa. Al termine, suor Lourdes aveva aggiunto: «Roland è il fratello Koussi Smembargo, il quale, come sa, ha concluso gli studi universitari. Ebbene, ora egli è maestro nella scuola elementare di un villaggio nella periferia di Abidjan». Questo ragazzino, che da piccolo dava molte preoccupazioni e sembrava essere destinato a commettere reati per procurarsi da vivere, ora è un educatore di bimbi che come lui studiando evitano il rischio di cadere vittime di violenza e criminalità. Un risultato a dir poco entusiasmante. Un sentito ringraziamento ai “padrini” che con il loro sacrificio permettono di continuare a sostenere i progetti di scolarizzazione.

Raffaele Gaddoni