Ricorre il 20°anniversario della morte di Annalena Tonelli, donna forlivese che ha dedicato la sua vita agli ultimi. Quando stava compiendo la sua strenua missione in favore degli ultimi, una mano assassina le ha tolto la vita il 5 ottobre 2003, a Borama, in Somaliland. Le grandi anime generose ed altruiste delle sorelle Pina e Maria Laura Ziani, mi parlavano spesso di lei e di quello che Annalena stava facendo in Somalia e Kenya.

Il ricordo di Annalena Tonelli

Quando stavo conducendo la rubrica radiofonica “Dalla Parte degli ultimi” emessa da Radio 2001 Romagna, sentii il desiderio di intervistarla. Cercai il suo contatto ed ebbi l’occasione di incontrarla quando venne in Italia per un breve periodo di vacanza, che volle trascorrere con sua madre. Portavo con me il registratore, ma lei subito mi disse che non desiderava che registrassi il nostro colloquio. Voleva trasmettere agli amici e sostenitori la sua opera, senza descriverla in articoli di giornale ed interviste. Per lei dovevano parlare gli atti di Amore compiuti. Mi dispiacque molto dover sottostare al suo volere, ma accondiscesi e parlai un poco con lei. Constatai quanto era grande il suo amore verso gli ultimi e fra essi quelli più sofferenti. Non la spaventavano le privazioni cui doveva sottostare, per far sentire agli ultimi che condivideva la loro sofferenza e sopportava con serenità ogni fatica. In un incontro pubblico in Italia ebbe modo di dire che: Partii decisa a gridare il Vangelo con la vita, sulla scia di Charles de Foucauld, che aveva infiammato la mia esistenza. Partii alla volta del deserto del Kenya e scelsi di operare a Wair, luogo abbandonato e poverissimo dell’est del Paese, abitato da pastori somali musulmani. Credevo di non potermi donare completamente, rimanendo nel mio Paese. I confini della mia azione mi sembravano così stretti ed asfittici.

Le sue opere sono continuate anche dopo la morte

La sua morte  i suoi sostenitori temevano che le sue opere non sarebbero continuate, ma così non è stato. La testimonianza di Annalena, il suo amore per gli ultimi, la sua dedizione ai malati e disabili, la sua passione per l’umanità ferita e per le donne discriminate, continuano a dare frutti proprio là dove tutto era cominciato. Un angolo del Kenya che continua ad essere poverissimo, afflitto da una terribile siccità che dura da diversi anni ed in una situazione di instabilità ed insicurezza provocate dai terroristi Al Shabaab i quali si infiltrano dalla vicina Somalia. Tante realtà e tante persone continuano a raccontare di Annalena, non come qualcosa che appartiene al passato, ma come una memoria viva, una testimonianza vicina agli ultimi che si rinnova attraverso le persone che l’hanno conosciuta e beneficiato del sui aiuto.

Fare il bene, sempre

Questo dovrebbe insegnarci che ciascuno di noi deve fare del bene sempre e farsi carico delle sofferenze dei più piccoli ed abbandonati, senza chiedersi se la sua azione darà frutto. Il bene deve essere compiuto sempre e in ogni occasione, a raccoglierne i frutti sarà chi verrà dopo di noi. Il contadino che dissoda un terreno abbandonato sa che non può aspettarsi che esso diventi subito molto produttivo; probabilmente sarà suo figlio a beneficiare della sua fatica. Soprattutto i giovani devono porre nella loro mente e nel loro cuore il progetto di farsi sempre carico dei problemi degli ultimi, perché essi si sentano meno abbandonati. Se incontrano una situazione di disagio e fanno un gesto di solidarietà, il disagiato si sentirà spinto a rialzarsi ed a incamminarsi verso un domani migliore, altrimenti egli continuerà a sentirsi un emarginato e cadrà sempre più in basso, fino a non intravedere alcuna speranza per lui. In definitiva, ciascuno di noi deve sentirsi responsabile per il bene non compiuto. L’esempio di Annalena deve contagiarci tutti, anche quelli che non hanno avuto l’onore di incontrala. Il mondo risulterà migliore se tutti noi  faremo la nostra parte.

                                                                                                                      Raffaele Gaddoni