Sabato 26 agosto in Cattedrale suor Caterina Thongni, suor Aitihun Thongni e suor Risukdashisha Lyngdoh Lyngkhoi della Comunità monastica benedettina vallombrosana Santa Umiltà di Faenza hanno emesso la professione solenne. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo monsignor Mario Toso.

La professione solenne di tre suore di Sant’Umiltà

La casa di formazione Santa Umiltà si trova a Bangaluru, grande metropoli è collocata nel sud ovest dell’India.
Fu fondata dalle benedettine vallombrosane di Bagno a Ripoli, mentre le suore di Faenza sono state chiamate a subentrare nel 2008. Questa casa fu chiusa nel luglio 2007 e riaperta da suor Elisabetta, sostenuta in vicinanza da madre Imelde, nell’aprile 2010. Gli inizi, come sempre, furono difficili, poi le giovani sono cresciute in esperienza e numero. Attualmente le sorelle sono 21 professe di cui oggi diventano 6 solenni, più 9 postulanti e 7 aspiranti. Qui a Faenza ci sono due professe solenni e, prossimamente, diventeranno tre più cinque professe semplici. La superiora suor Elisabetta, nativa del Kerala, è animata da una forte fede e da un coraggio non comuni. Il prossimo anno, ci sono le condizioni perché Umiltà Sadan abbia il riconoscimento giuridico di monastero autonomo e continuiamo a collaborare e ad aiutarci fraternamente perché cresca il Regno di Dio in mezzo a noi.

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Le parole del vescovo

«La Chiesa continua a vivere e a essere “giovane”, perché è solo Cristo perennemente giovane che rende appassionata la nostra vita – ha detto il vescovo nell’omelia -, nonostante le difficoltà e le ferite dell’anima. Pietro alla domanda di Gesù ai suoi discepoli: “Ma voi chi dite che io sia?” così risponde: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Ovvero: Tu sei Colui che fa viva la mia vita, il miracolo che la fa potente, inesauribile, felice. È grazie alla forza attrattiva del Signore e all’incontro con Lui che sorgono ancora nuove vocazioni alla vita religiosa». La professione delle tre suore «ricorda il nostro molteplice legame con Cristo – ricorda il vescovo -, beatitudine di ogni persona. Lo sposalizio dell’essere umano, in corpo e anima, si compie con Cristo, entro quel Corpo mistico, che è la Chiesa, nella quale viviamo e siamo nutriti per il pellegrinaggio verso l’eterno Amore. Provenienti dall’India, dopo la professione perpetua nell’anno scorso di altre due monache vallombrosane, suor Alfonsa e suor Giacinta, tre giovani donne emettono la loro professione perpetua. Con tale professione anelano a un’intensa unione mistica col Signore. Intendono vivere il fuoco d’amore della comunione trinitaria in un incessante struggersi verso di essa». «Da questa sera – sottolinea monsignor Toso – suor Caterina, suor Aitihun e suor Risuk saranno membra e parte, in forma piena, con pieno diritto, della Comunità di Santa Umiltà: una donna che fu sempre attratta dall’ideale di un’unione radicale col Signore, anche dopo il suo matrimonio, giungendovi assieme alla conversione di suo marito. Le nostre giovani monache benedettine vallombrosane con la loro vita religiosa diverranno professioniste dell’amore di Dio».