“La Chiesa che sogniamo”. Questo il titolo dell’incontro nazionale delle presidenze diocesane, che si è svolto dal 24 al 27 agosto a Castel Gandolfo. Non sono nella presidenza diocesana, ma, quando ho visto l’occasione di partecipare, dato che nessun altro dell’équipe adulti poteva farlo, mi sono buttata.

Sognare una Chiesa sinodale

Mi sono state così donate quatto giornate molto ricche di fatica innanzitutto (i ritmi non sono stati certo da “terza età”); di parole: monologhi, discorsi, tavoli rotonde; ricche di Parola (omelie, interventi di teologi, vescovi); di incontri. Un’esperienza particolarmente forte è stata quella vissuta nei gruppi di confronto, veri cantieri sinodali, con la presenza in ogni gruppo di giovani, adulti, anziani, sacerdoti e un vescovo. Ci siamo confrontati sulla Chiesa che sogniamo e per cui vogliamo impegnarci. Abbiamo messo insieme i sogni di chi, come me, una Chiesa “sinodale” ha cominciato a sognarla 60 anni fa (quanto il Concilio ci ha fatto sognare!) con quelli dei giovani, degli assistenti, quelli degli emiliani e dei pugliesi con quelli del vescovo di Trapani. Sono state giornate anche ricche di emozioni: gioia nell’incontrare “vecchi” amici, ma anche tristezza nel raccontare come l’alluvione ha cambiato la mia vita e quella di Faenza. Mi sono commossa di fronte al banco AVE, pensando a tutti i libri che ho comprato dal ‘98, quando partecipai alla mia prima assemblea, tutti finiti nel fango. Ho portato a casa, oltre a idee, pensieri da approfondire, la certezza di fare parte di una grande bella famiglia associativa, il sogno di un futuro in cui le nostre comunità vivano veramente la sinodalità e la speranza che questo futuro lo vedano almeno i miei figli e i miei nipoti.

Gabriella Reggi