Doppia sciagura in nord Africa nel giro di pochi giorni. Un violento terremoto ha colpito il Marocco, nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 settembre, devastando in particolare la regione di Marrakech. Al momento sono quasi 3000 i morti accertati, migliaia le persone senza alloggio e ingenti i danni materiali provocati dal sisma di magnitudo 7 della scala Richter.Mentre in Libia una serie di inondazioni nell’est del Paese causate dalla tempesta “Daniel”, e la conseguente rottura di due dighe, lunedì scorso ha provocato migliaia di morti. Secondo la televisione di Bengasi il numero di morti potrebbe superare le 10mila persone nella sola città di Derna. La Croce Rossa internazionale conferma che il bilancio delle vittime della tempesta è «enorme». L’Unione europea è pronta a offrire aiuto e sostegno a entrambi i Paesi africani

Il terremoto in Marocco

Nel caso del Marocco, però, molti aiuti stranieri sono bloccati per il mancato assenso del Re Muhammad VI, che avrebbe sbloccato solo le offerte di alcuni Stati. «Siamo costernati per quello che è successo ed esprimiamo la nostra compassione per le famiglie che hanno perso qualche caro e per tutti coloro che sono feriti o hanno subito danni alle abitazioni». Questo il commento del cardinale Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (Marocco) raggiunto al telefono dall’agenzia Sir. Era in ufficio – racconta – quando il terremoto ha scosso l’intero Paese. «Ho sentito tutto l’edificio muoversi, durante quei secondi che sono sembrati una eternità. Siamo a Rabat, una città che si trova molto lontano rispetto all’epicentro ma la scossa, anche qui, si è sentita forte». Nei piccoli villaggi vicini all’epicentro del sisma, le case si sono sbriciolate. La gente dorme fuori. È senza elettricità. Alcuni villaggi sono addirittura impossibili da raggiungere perché le strade non sono praticabili. Ci si può arrivare solo con le moto o addirittura a piedi. C’è bisogno di gruppi elettrogeni, ma soprattutto di tende capaci di accogliere le persone più fragili, gli anziani e i bambini, in vista del freddo che sta arrivando e che in montagna è particolarmente intenso. Questo emerge dal racconto al Sir di padre Oscar Arturo Garçia Padilla, direttore della Caritas di Rabat. La lista delle necessità è lunga: cibo, acqua, carburante, gruppi elettrogeni. «Ma quello che più mi preoccupa – confida padre Oscar – è recuperare più tende possibili, perché sta arrivando il freddo e i villaggi più colpiti si trovano in montagna. I bambini e gli anziani hanno e avranno bisogno di luoghi in cui proteggersi».