Classe 1970, don Marco Ferrini si avvia a concludere, dopo quindici anni, il suo servizio nella parrocchia di Sant’Antonino in Borgo Durbecco. Infatti il vescovo Toso l’ha nominato parroco di San Michele Arcangelo in Brisighella e di San Ruffillo, oltre che parroco a San Pietro in Fognano. La scorsa domenica 10 settembre dunque don Marco ha chiuso il servizio a Faenza con la Messa nel campo sportivo e un momento di saluto.

Il saluto alla parrocchia di Sant’Antonino

Come ha reagito la comunità parrocchiale alla notizia della sua partenza?

Sono diventato parroco a Sant’Antonino nel 2008 e in circa quindici anni di servizio si sono creati tanti rapporti umani davvero solidi, improntati alla fiducia. È normale quindi che il sentimento prevalente sia il dispiacere, sto ricevendo davvero tanti saluti affettuosi.

Può tracciare un bilancio del suo lungo servizio qui? Cosa le resterà maggiormente nel cuore?

Fin dall’inizio ho notato che il Borgo ha una sua precisa identità, ho conosciuto tante persone cordiali e con una sensibilità straordinaria, che mi appartiene molto. Direi proprio che con molti parrocchiani ci siamo davvero trovati! Io ho cercato di inserirmi e di portare il mio contributo all’interno di una realtà parrocchiale molto ricca e variegata: Sant’Antonino ha al suo interno una sala cinematografica, un circolo Anspi, una cooperativa sociale ed un’associazione di promozione sociale. Si tratta dunque di una parrocchia con una vocazione educativa, sociale e culturale davvero molto marcata. Inoltre in questi anni abbiamo sempre cercato di aprire le porte della parrocchia a tante persone, facendo dell’accoglienza un valore aggiunto. Abbiamo, tra gli altri, ospitato in parrocchia una madre e figlia provenienti dal Camerun e un gruppo consistente di rifugiati ucraini. Aver condiviso con queste persone spazi e vita quotidiana mi ha sicuramente arricchito, è qualcosa che porterò nel cuore.

don marco ferrini

“Pronto e aperto alle novità”

Il Borgo è un quartiere che sta soffrendo molto, a causa del doppio evento alluvionale di maggio. Da parroco come ha affrontato questo momento drammatico? Quale clima si respira?

La situazione è estremamente difficile per tante persone, soprattutto per coloro che sono stati colpiti da entrambe le alluvioni.
In attesa delle necessarie risorse economiche che possano consentire alle persone di far fronte a tanti disagi e ripristinare le proprie case l’umore è basso, vedo purtroppo tanto scoramento di fronte a questa situazione e sicuramente dispiace dover lasciare questa comunità in un momento tanto delicato. Come parrocchia abbiamo cercato di essere in prima linea, fin dalla prima alluvione, concedendo, ad esempio, gli spazi al Comitato Borgo, nato per interfacciarsi con l’amministrazione comunale e aiutare le persone colpite, facendo rete.
Io stesso faccio parte del Comitato che ha contribuito sicuramente a incanalare la rabbia delle persone in una direzione costruttiva.

Si conclude dunque un periodo ma se ne apre uno nuovo. Il 17 settembre prossimo, alle 18, è previsto il suo ingresso a Brisighella, con una Messa nella chiesa dell’Osservanza. Cosa si aspetta da questo nuovo servizio? Pronto per quello che è a tutti gli effetti un cambio di vita?

Sono pronto e sicuramente aperto alle novità. Non voglio avere aspettative particolari, sicuramente arriverò in un territorio collinare, con le peculiarità, i suoi punti di forza e anche le sue difficoltà perché attualmente due chiese sono chiuse. Sono certo che con il tempo si costruiranno rapporti umani importanti, con tante persone.

Lei è anche presidente dell’associazione Pavone d’Oro che organizza il celebre concorso canoro riservato a bambini e ragazzi, ideato da don Italo Cavagnini. Il suo impegno nell’associazione continuerà?

Sì, non essendo un incarico strettamente vincolato al territorio e alla parrocchia continuerò a occuparmene.

Samuele Bondi