Dopo quelle pubblicate il mese scorso sul Piccolo, riportiamo altre tre testimonianze del viaggio missionario adulti promosso dall’Ami (Amici mondo indiviso) a luglio di quest’anno a Mwanza, in Tanzania, dove l’associazione porta avanti diversi progetti: dallo studentato femminile al supporto alla popolazione più debole.

Silvana: emozioni, suggestioni, sollecitazioni

Emozioni, suggestioni, sollecitazioni tanzaniane. Mi chiamo Silvana Montevecchi, ho 54 anni e sono una maestra di scuola primaria di Brisighella. Mi piace viaggiare. Sono curiosa e interessata a conoscere terre, culture, persone, società, modi di vivere diversi dai miei. In questo viaggio tanzaniano ho visto tante, tantissime cose. Una terra meravigliosa, rossa, ricca di acqua e quindi con diverse zone verdi e coltivabili o adatte per tanti tipi di animali, anche i più strani, come il facocero. Ho visto bambini, tanti, tantissimi bambini che spuntavano da tutte le parti: davanti a ogni capanna, casetta di mattoni c’erano almeno due o tre bimbi e altri in giro che correvano dietro ai nostri mezzi, ci sorridevano e ci salutavano. Ho visto donne, sempre in movimento, sempre operose, belle, fiere, ma con uno sguardo più profondo e, spesso, triste. Poi ho visto uomini giovani, alcuni impegnati nei lavori agricoli, altri nella pesca, altri nell’artigianato, altri nel trasporto delle persone su moto tirate a lucido o strani trabiccoli tipo apecar chiusi. Ho incrociato sguardi, in particolare quello di un bambino di 10-11 anni, un bambino di strada che si era affacciato al nostro finestrino chiedendo l’elemosina, due perle nere, profonde come l’oceano…

L’opera delle missionarie dell’Ami: far sì che l’altro si senta guardato, compreso, ascoltato

Ho visto anche l’opera delle missionarie dell’Ami, Amici Mondo Indiviso, e dei loro collaboratori. Provenendo da un modo di vivere frenetico, veloce, dove i tempi per le relazioni e per la comunicazione fra le persone devono essere ottimizzati, dove non ci si guarda neanche più negli occhi, dove si usano apparecchi elettronici anche per comunicare da una stanza all’altra, dove non ci si tocca più o ci si tocca nel modo sbagliato (per possedere e non per amare), assistere le missionarie mentre si inginocchiano davanti a un ex lebbroso, lo accarezzano, gli parlano, lavano il pavimento o i panni, intessono rapporti di amicizia e di fiducia con queste persone, li fanno sentire amati, curati tocca non solo il cuore, ma anche la nostra coscienza. Questo può succedere nei diversi ambiti in cui operano, con diverse modalità, ma la finalità è sempre la stessa: far sì che l’altro si senta guardato, compreso, ascoltato. Un lavoro immenso, a cui hanno sottratto tempo prezioso per stare con noi, farci sentire accolti, coccolati e in famiglia. Grazie alle attività che ci hanno proposto e al clima gioioso che si è stabilito fra i componenti, un insieme di persone sono diventate un gruppo, chi si arrampica in improbabili jeep, chi assaggia di tutto, chi fa il caffè, chi dà consigli non richiesti, chi canta, chi osserva sornione o pensoso, chi dà i voti, chi fa le foto… si inizia a parlare, ci si confronta, si ascolta e si è ascoltati… è come una magia. Poi i giorni passano, le esperienze si susseguono e il tempo del viaggio termina, almeno del viaggio fisico, perché quello che ti ha lasciato dentro continua a lavorare. Sono semi, solo piccoli semi, sta a noi ora farli crescere e farli fare frutto… non sarà facile, ma ci si proverà, nel nostro piccolo, nel nostro ambiente, nella nostra vita. Grazie.

Silvana