Sono diversi anni che tre giorni a settimana porto mio nipote, ora dodicenne, all’allenamento di calcio. Lo vedo contento, motivato, attento alle indicazioni del mister. Ieri era a Stamford Bridge per vedere Chelsea – Liverpool e ha inviato foto, video, i guanti da portiere (il suo ruolo) acquistati allo store: penso che abbia passato un bellissimo pomeriggio, legato ad una delle sue passioni più importanti! In questa estate Il calcio italiano è ancora un posto per giovani. L’Under 19 e l’Under 20 lo confermano: una è campione d’Europa, l’altra vice campione mondiale. Due gruppi di ragazzi terribili, nati dopo abbondantemente dopo il 2000, capaci di piegare le superpotenze giovanili di questo momento storico: Spagna, Portogallo, Brasile e non solo. Su quotidiani e in tv spazio ne hanno avuto pochissimo. Quasi niente.

Bisogna far giocare i ragazzi

La Federazione italiana è l’unica al mondo ad aver qualificato le selezioni Under 17, Under 19, Under 20 e Under 21 alle fasi finali delle competizioni giocate quest’estate. Con il secondo posto ai Mondiali Under 20 e una coppa alzata al cielo, campioni d’Europa Under 19. Un record, che stride e stona fortemente con i numeri del nostro massimo campionato, ormai sempre più svuotato di calciatori italiani, in particolare di giovani. E si vedono i risultati della Nazionale maggiore: la qualificazione mancata agli ultimi due Mondiali, il tentativo, poco credibile sul lungo periodo, di andare a pescare oriundi in giro per il mondo. Una qualche incertezza coronata dalle dimissioni in pieno Ferragosto del commissario tecnico Roberto Mancini. Eppure a Coverciano, c’è una struttura fortemente vocata alla valorizzazione dei giovani calciatori. Lì i ragazzi vengono selezionati con uno scouting attento, presi da bambini quasi e portati seguendo la trafila fino al confine con il calcio dei grandi. Hanno spazio, vengono motivati, migliorati addestrati. E hanno entusiasmo. Solo così si possono spiegare i risultati delle ultime settimane. Il discorso, però, a questo punto coinvolge i club: quando si compie il salto in avanti verso il calcio dei grandi cominciano i guai. Perché gli attuali gioiellini azzurri del 2004 e del 2005 tra poco usciranno dall’accogliente mondo del settore giovanile e inizieranno a sbattere contro il muro di gomma delle prime squadre, che ormai sono una realtà finanziaria più che sportiva. Un solo esempio: la Juventus che cede definitamente Rovella – uno dei migliori prospetti giovanili italiani – alla Lazio, perché si tratta di un giocatore che ha mercato! Se si vuole fare la differenza, oggi, cavalcando il momento magico di una buona generazione di calciatori made in Italy, bisogna far giocare questi ragazzi. I tanti nostri figli e nipoti hanno iniziato a frequentare le società sportive giovanili perché si divertivano: facciamo in modo che abbiano lo spazio che meritano, per imparare a stare nel mondo a partire dai valori di impegno, passione, spirito di squadra e – quelli che ne sono all’altezza – possano avere spazio nelle nostre squadre.

Tiziano Conti