Le elezioni europee del 2024 (dal 6 al 9 giugno) saranno un crocevia per il Vecchio Continente. E le tensioni che si registrano in questi giorni nel governo italiano, vanno lette anche in questa prospettiva. La collocazione europea dei partiti in Italia potrebbe essere determinante per la formazione di una maggioranza a Bruxelles e Strasburgo e dunque per indirizzare la linea della nuova Commissione Europea. Stando a un recente sondaggio, pubblicato da Euractiv Europe Elects, portato alla mia attenzione da Marco di Maio, i liberali di Renew Europe potrebbero giocare un ruolo determinante in questo processo, anche se la premier italiana Meloni si sta muovendo con una sua strategia per creare un asse “conservatori – popolari” che potrebbe stravolgere la storica collaborazione Popolari e Socialisti, che ha retto finora i destini dell’Europa.

Analizzando i sondaggi nazionali, il Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra rimarrebbe la forza politica più grande a livello europeo, con circa 160 seggi, in riduzione di una ventina di rappresentanti. I socialisti e democratici (S&D) manterrebbero più o meno il loro attuale numero di deputati, 150. Il gruppo liberale Renew Europe al Parlamento europeo, invece, potrebbe ottenere circa 90 seggi. Sul versante della destra politica, il gruppo conservatore ECR registrerebbe un aumento dei seggi, passando dagli attuali 62 a 83. Questo aumento sarebbe dovuto in gran parte ai seggi provenienti da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e dal partito governativo polacco PiS.

Il gruppo di estrema destra Identità e Democrazia (di cui in Italia fa parte la Lega) dovrebbe ottenere 69 seggi, in aumento rispetto ai 62 attuali.  La maggior parte di questi arriverebbero dal Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia e dai tedeschi di Afd, entrambi dati in crescita. Gli altri gruppi (non allineati, sinistra radicale e Verdi) otterrebbero un totale di circa 150 seggi, spendibili solo in parte, in funzione delle alleanze che potrebbero governare l’Europa.

In questo scenario, se venisse confermato, sarebbe complicato arrivare a una maggioranza stabile e duratura. Impossibile che sia omogenea politicamente, anche se Meloni continua a evocare l’ipotesi di una vittoria della coalizione PPE-Conservatori, per la quale sta lavorando per portare la Lega di Salvini a rompere l’alleanza con gli impresentabili tedeschi Afd, di estrema destra. Prova ne sia la sintonia cercata dalla nostra premier con Ursula Von der Leyen. Attualmente, la maggioranza richiesta per l’Assemblea parlamentare europea è di 353 seggi. Secondo il sondaggio, PPE, S&D e Renew continuerebbero a detenere complessivamente 390 seggi, sufficienti per raggiungere la maggioranza.

Va però tenuto conto dei nuovi equilibri politici che si stanno componendo, per via dei mutamenti in atto in Italia, dove la premier Meloni è anche la leader europea di ECR e il vicepremier Tajani è vice presidente del Ppe. La possibilità di una partnership tra Popolari e Conservatori sembra trovare sostegno non solo in Italia, ma anche tra diversi leader del PPE degli altri stati membri. In Spagna, ad esempio, il Partido Popular in vista delle elezioni politiche del 23 luglio si sta avvicinando a Vox, appartenente all’ECR.

In questo contesto, gli ipotizzati 87 seggi di Renew saranno cruciali per formare una maggioranza nel prossimo parlamento europeo, poiché ogni scenario rende necessari quei voti per riuscire a garantire la nascita di una coalizione capace di guidare le istituzioni UE: i rapporti tesi tra Macron e Le Pen potrebbero essere un ostacolo all’ingresso di Renew Europe in una maggioranza schiacciata a destra.

Come sempre la formazione di una maggioranza stabile e la composizione della nuova Commissione richiederà negoziazioni e alleanze estenuanti: Meloni vorrà cercare di essere della partita. I valori tradizionali di solidarietà e moderazione reggeranno ancora le sorti dell’Europa?

Tiziano Conti