Mentre Faenza cerca di rialzarsi e ripartire, a ormai due mesi dall’alluvione, prosegue il nostro viaggio tra le realtà colpite. Uno degli epicentri del disastro in città è sicuramente rappresentato da via Lapi e zone limitrofe, dove l’acqua è arrivata ad altezze vertiginose e tante persone sono state portate in salvo dai soccorritori, in elicottero o gommone. Da ormai 40 anni in via Lapi 117 ha la sua sede Gommaplastica, storico punto vendita. Abbiamo intervistato Pier Paolo Pasi, titolare del negozio insieme al socio Massimo Monti. Pier Paolo è anche consigliere del comitato Bassa Italia, che riunisce i cittadini di via Lapi, via Renaccio, via Calamelli e altre vie in quest’area della città, tra il ponte delle Grazie e il ponte Rosso, duramente colpite dall’alluvione.
Intervista a Pier Paolo Pasi
Pier Paolo, qual è stato il momento più drammatico?
Quando ho chiuso la saracinesca del mio negozio, il 16 maggio. Ho guardato il negozio e ho pensato ai 40 anni di lavoro lì dentro, sapendo purtroppo che non l’avrei più ritrovato così. Erano le 18.30 circa e di lì a poco purtroppo si è scatenata l’apocalisse.
Io e il mio socio eravamo, in quel momento, all’interno per provare a ripulire il punto vendita dall’acqua che stava già entrando dai tombini perché purtroppo la zona di via Lapi presenta un annoso problema all’impianto fognario e non ci sono pompe di sollevamento funzionanti. Poi è passata l’auto del Comune che intimava di evacuare e allora ci siamo allontanati da via Lapi.
Quando siete poi riusciti ad accedere ai locali?
Già in serata, il 16 maggio, io e mia moglie abbiamo provato ad avvicinarci attraverso il parcheggio di Faenza Uno, non ancora sommerso, ma siamo stati costretti a rifugiarci subito sulle mura perché l’acqua aveva una forza spaventosa, saliva velocemente e la situazione era pericolosa. All’incrocio tra via Lapi e via Orzolari addirittura si era creata un’onda alta circa 1,5 metri mentre le persone, in tutta la zona, iniziavano a salire sui tetti e a chiedere aiuto: è stato davvero un momento impressionante. Siamo poi riusciti a entrare in negozio il 18 maggio, quando in via Lapi c’erano ancora 20 cm di fango. L’acqua ha sfondato la vetrina ed è arrivata oltre i sei metri: il negozio era irriconoscibile, una distesa di fango. Il 95% di tutto ciò che era all’interno, magazzino compreso, era da buttare.
Una prima stima dei danni?
Ammontano a 130/150 mila euro. Però ci siamo rimboccati le maniche e, insieme ad amici e a tanti volontari che voglio davvero ringraziare, nel giro di una settimana siamo riusciti a ripulire tutti i locali, magazzino interrato compreso.
Quando è prevista la riapertura?
Gommaplastica riaprirà ufficialmente lunedì 17 luglio, praticamente una seconda inaugurazione a distanza di 40 anni da quel 23 aprile 1983, quando ho aperto l’attività. Stiamo lavorando per farci trovare pronti, abbiamo imbiancato i soffitti e la prossima settimana ultimeremo l’impianto elettrico.
Come immagini il futuro?
Ho 62 anni e sicuramente non è facile ripartire però non possiamo continuare a piangerci addosso: voglio guardare avanti e affrontare il futuro con spirito positivo. Non abbiamo mai valutato di spostare l’attività, da quarant’anni siamo in via Lapi e vogliamo essere un presidio per un quartiere che rischia di diventare fantasma. Ci sono persone che non se la sentono di ristrutturare la propria casa, perché magari sono anziane oppure non hanno le disponibilità economiche e si è già messa in moto la speculazione immobiliare. Vogliamo contribuire ad evitare tutto questo e a far rivivere questa zona della città.
Quali provvedimenti o agevolazioni potrebbero aiutare il commercio faentino in questa fase?
Innanzitutto il quartiere deve essere messo in sicurezza, come il Comune ha promesso di fare. Poi c’è bisogno di sostegni economici e ristori, sospensioni delle tasse o mutui agevolati sono solo dei blandi palliativi. Purtroppo, al momento, non posso essere ottimista su questo punto visti i ritardi accumulati per la nomina del commissario e le cifre insufficienti stanziate. Stanno anche arrivando delle bollette dell’acqua davvero onerose e questo sicuramente non aiuta a ripartire.
Samuele Bondi