Se ci si appassiona, non bisogna per forza essere grandi pittori per fare arte e dipingere quadri. Né grandi attori per fare teatro e mettere in scena un monologo. I linguaggi artistici sono un diritto di tutti a ogni età e ci aiutano a scoprire meglio noi stessi e il mondo che ci circonda. Se da bambini riceviamo tanti stimoli in tal senso, più raro che queste passioni vengano coltivate in età adulta. È questo lo spirito che guida le attività di” Encefali a remi”, Aps nata nel 2020 a Faenza che vuole garantire a tutti il diritto a essere creativi e a sviluppare le proprie passioni. Vengono proposti laboratori – individuali, a coppie (non necessariamente fidanzati o moglie-marito, ndr), collettivi – che portano a un cammino personalizzato tra arte, danza e teatro con l’obiettivo di scoprire linguaggi nuovi per rapportarsi con gli altri e con il mondo.
“La creatività viene incentivata molto nei bambini, ma quando si diventa più grandi questi aspetti man mano si perdono”
A dare il via al progetto sono stati tre giovani: Andrea Malpezzi, Serena Samorì e Irene Arangio. Ognuno è un professionista, diplomato e laureato in un determinato campo, e assieme portano avanti percorsi legati all’arteterapia, alla danza, alle performance vocali e teatrali.
«Fa bene a tutti sperimentare linguaggi alternativi per comunicare meglio la propria interiorità – spiega Serena Samorì, teatroterapeuta -, trovando modi diversi rispetto al linguaggio verbale per esprimersi. Sperimentare modi alternativi per comunicare può essere d’aiuto in determinate circostanze e arricchisce la nostra vita».
Nel corso di questi primi anni di attività Encefali a remi ha iniziato a collaborare con diverse scuole, che spaziano dall’asilo fino agli istituti superiori. Anche Cefal è un interlocutore privilegiato. Sono arrivate poi collaborazioni con altre realtà, in particolare legate al progetto Morfeo assieme alle associazioni Axat, Il mondo che vorrei e circolo Prometeo: un’iniziativa nata per dare nuove opportunità e protagonismo ai giovani delle superiori, per i quali a Faenza non ci sono molti stimoli.
“Imparare linguaggi diversi aiuta a esprimerci meglio. Con noi stessi e con gli altri”
Encefali a remi si rivolge però a tutti, senza distinzioni di età. «In particolare abbiamo avuto per esempio diversi prof che si sono esercitati nell’espressività vocale e nel tono di voce – dice Serena – perché questo li avrebbe aiutati nella proprie lezioni. In generale ci rivolgiamo a chi ama il teatro, le arti visive, la pittura come passioni e mezzo per divertirsi, conoscere se stessi e mettersi in gioco». A settembre Encefali a remi ha in programma a Faenza una vera e propria rassegna nella quale ciascuno potrà sperimentarsi.
Samuele Marchi