Il 20 giugno scorso ricorreva l’anniversario dei 140 anni dalla costituzione della prima Cassa Rurale italiana a Loreggia (Padova), dove nel 1883, il giovane “filantropo” ed economista Leone Wollemborg costituì la prima cooperativa di credito italiana. Wollemborg affermò: “La cooperativa è l’organizzazione spontanea di una pluralità di economie particolari, dominate da un comune bisogno, per esercitare collettivamente ed in modo autonomo la funzione imprenditoriale, che produce le specifiche prestazioni economiche atte a soddisfarlo”. Un’idea semplice ma rivoluzionaria: la forma di garanzia che veniva richiesta su un prestito era data dall’intera società cooperativa, intervenendo se questo non poteva essere restituito. Un progetto umano, generoso e altruista.

Un anniversario che ricorda le radici storiche e ideali delle “banche di comunità”

Centoquaranta anni sono un anniversario particolarmente significativo per il Credito Cooperativo italiano, occasione per valorizzare le radici storiche, le ragioni ideali e lo spirito ancora oggi di grandissima attualità, con i quali si avviò in Italia un poderoso processo di diffusione di “banche di comunità” con finalità mutualistiche e che, a partire dalla Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII (1891), sarebbe poi stato caratterizzato da una marcata matrice valoriale ispirata al Magistero sociale della Chiesa. Oggi si tratta di rendere giusto omaggio e riconoscimento ai quei “pionieri” che in una Italia povera – nella quale i contadini, spesso costretti a emigrare e vittime degli usurai, non avevano accesso al credito – innescò un percorso originale di riscatto sociale e di crescita delle comunità e, dall’altro, ragionare sul presente e sulle prospettive della “mutualità bancaria”, che si è dimostrata uno strumento essenziale per lo sviluppo dei territori, per la diffusione della democrazia economica e per l’inclusione finanziaria, soprattutto in un’ottica inter-generazionale, visto che oggi molto è cambiato da allora. Le BCC, eredi oggi delle prime Casse Rurali di fine ottocento, sono banche che devono guardare al futuro, ai giovani, al mondo digitale, ma con i piedi ben piantati nel territorio, per continuare ad essere strumento di crescita delle comunità locali.

di Tiziano Conti