Sarebbe impossibile contare quante volte in questi ultimi anni abbiamo sentito frasi come disagi giovanili in aumento, ansia e attacchi di panico crescono tra i giovani e altre espressioni simili. Sappiamo che i ragazzi non stanno bene a scuola e sappiamo anche che questo è affar nostro. Questa è una premessa importante che ha dato luogo a una risposta da parte di alcune realtà faentine che si sono messe in gioco quest’anno per aiutare i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole a costruire un benessere che in classe non c’è più. Ora l’urgenza è intervenire, restituire agli studenti quegli strumenti che permettano loro di ricostruire una situazione di benessere che dia loro il tempo di crescere. Questa la ragione dell’incontro dal titolo Nuove prospettive: educazione alla mondialità, Pastorale vocazionale, Msac a confronto con i giovani nelle scuole, in programma lo scorso 16 maggio e rimandato a data da definire, con l’obiettivo di condividere i risultati dei progetti messi in campo a scuola.

Educare alla mondialità: oltre 130 laboratori con Farsi Prossimo

Aprire nuove prospettive ed educare alla mondialità sono sinonimi in una società che vuole costruire la pace. «Educare alla mondialità significa smuovere le coscienze, pungolare la persona perché si attivi per sviluppare un nuovo pensiero, nuovi stili di vita, nuovi mezzi di partecipazione e condivisione delle risorse – spiegano dall’associazione Farsi Prossimo -. Significa rilanciare l’attenzione all’altro, percepito come membro di una società umana, unica e indivisibile, promuovere valori come la solidarietà, la pace, la tutela dei diritti, la ricchezza interculturale, il dialogo interreligioso e la salvaguardia ambientale».

Sono stati oltre 130 i laboratori svolti dall’ufficio Educazione alla Mondialità negli ultimi due anni scolastici nelle scuole secondarie di secondo grado del territorio faentino, coinvolgendo tanti studenti. Ben sei i laboratori messi in campo da Educazione alla mondialità, tra questi la campagna Antisocial, social club, il laboratorio Giovani, cittadinanza attiva e volontariato e La scuola che vorrei… per dare la possibilità ai ragazzi di raccontare come vorrebbero che fosse la loro scuola. Interessante notare come da quest’opera di ascolto venga fuori un’idea di scuola viva, attiva, bella: in molti sarebbero disposti a trascorrere l’intera giornata a scuola, se questa fosse un luogo di vita.

I giovani studenti di Ac in ascolto dei coetanei

Su questo tema è intervenuto anche il Msac, Movimento studenti di Azione Cattolica che ha portato quest’anno nelle scuole il progetto di ricerca 2032: la scuola è cambiata: un’opera di ascolto degli studenti delle scuole Superiori faentine su come immaginano la scuola del futuro, attraverso la raccolta di tracce diffuse nelle classi dai membri dell’equipe Msac e in cui gli studenti esprimono il loro parere non solo per aver modo di sfogare su carta quello che troppo spesso non si lascia il tempo e il modo di esprimere in classe, ma anche per gettare l’ancora su un domani che a oggi ha un terreno debole. Il progetto del Msac, non ancora giunto al termine, vuole proprio dare questa fiducia nel domani che appare fondamentale in un contesto in cui i ragazzi non rassegnati ma privi di fiducia, soprattutto verso gli adulti.

Il progetto Bussolà della Pastorale vocazionale della Diocesi

Questo sguardo al futuro è il filo conduttore anche del progetto Bussolà portato nelle scuole dall’incaricato di Pastorale vocazionale don Mattia Gallegati. Bussolà raccoglie in modo particolare quell’esigenza di orientamento che il Sinodo dei giovani del 2019 ha messo in luce.
Tre ore di riflessione con gli studenti in cui usare una bussola che sia anche un “busso là” dove c’è un desiderio di conoscenza di sé, da cui nasce la vocazione di ciascuno. «Tra i giovani – dice don Mattia – si respira la disponibilità a essere accompagnati e un atteggiamento aperto verso chi pone loro delle domande che li aiutino a non vivere superficialmente la vita».

Questo è forse il punto centrale di ogni riflessione che possiamo fare sui ragazzi e le ragazze di oggi e di sempre: insegnare loro a non aver paura di andare a fondo nelle cose, a non voler rimanere sulla riva ma ad avere il coraggio di prendere il largo. Fidandosi e affidandosi a chi ha già pensato qualcosa di bellissimo per loro, amandoli.

Letizia Di Deco

nella foto, gli studenti Msac durante una loro convivenza