Da Faenza alla Sicilia e poi, oggi, a Bologna. Un percorso in terre differenti accompagnato sempre dalle parole giustizia, impegno civico e servizio alla comunità. Un lavoro trascorso non solo ad analizzare pagine su pagine con scrupolo ma, soprattutto, a incontrare persone e a conoscere territori, andando oltre le apparenze. Il magistrato Morena Plazzi ha ricevuto il riconoscimento di Faentina lontana. La cerimonia per la consegna dei premi è prevista per la mattina di domenica 25 giugno. Sabato 22 aprile Plazzi ha incontrato l’Associazione nazionale carabinieri di Faenza a palazzo Laderchi. A ricevere il magistrato c’era il presidente Giancarlo Tatta, i Consiglieri Anc sede di Faenza e simpatizzanti dell’associazione. «Sono stata invitata da questa associazione che ha formulato al comitato che designa il Faentino Lontano il mio nome solo sulla base del mio curriculum – ha detto Plazzi a margine dell’incontro –. Non ci conoscevamo quindi è stata l’occasione per incontrarci, e per me di ringraziarli».

Intervista a Morena Plazzi: “Questo lavoro mi ha insegnato che per conoscere le cose non basta fermarsi alla prima pagina…”

morena plazzi carabinieri

Dottoressa Plazzi, che emozione ha provato non appena ha saputo del premio?

Mi ha sorpreso molto. A livello personale, lavorando da diversi anni a Bologna, non mi sento così lontana da Faenza. Ma anche se abitassi più lontano, la continuerei a portare nel cuore. A livello più generale, considero questo premio un’attestazione di fiducia nel lavoro che svolgo assieme a tanti altri colleghi, in un momento storico nel quale la magistratura non sempre ottiene questo tipo di attestazioni. Sono molto affezionata al lavoro che faccio, per me è il lavoro più bello che ci possa essere. Considero dunque il premio Faentina lontana come un’occasione per promuovere il lavoro che faccio e farlo capire ancora più da vicino ai faentini.

Come è nata la passione per questa professione?

In famiglia non c’erano precedenti in questo ambito, per cui è nata proprio a livello personale. Ricordo che mio padre era stato selezionato in alcune occasioni come giudice popolare di Corte d’Assise, e mi raccontava quello che succedeva nelle aule. Anche grazie a questi episodi mi sentivo a attratta da questo mondo. Dopo il liceo, ho studiato Giurisprudenza e ho fatto poi il concorso pubblico, che è andato bene alla prima occasione. Ero molto motivata, ma se non fossi riuscita a passare non so se avrei ritentato, avendo già iniziato a lavorare.

Cosa le ha insegnato questa esperienza?

Ha sollecitato molto la mia curiosità nei confronti delle persone e della realtà che mi circonda. Per conoscere e capire le situazioni non basta fermarsi alla prima pagina: bisogna leggere tutte le pagine di un fascicolo, fino all’ultima. E poi mi ha insegnato a essere critici e autocritici nelle scelte che si fanno, dal momento che devi presentare richieste che saranno valutate dal giudice. Infine, quello del magistrato è un mestiere che ti insegna ad avere un approccio equilibrato. Sottolineo: non equilibrista, ma equilibrato. La ricerca dell’equilibrio è una costante del lavoro che svolgiamo, fondamentale assieme all’autonomia e all’indipendenza.

La cosa più difficile che ha vissuto in questi anni?

Forse far capire il nostro lavoro all’esterno, abbandonando una certa visione ‘eroica’ della magistratura. Non è sempre facile far capire la sua importanza nel quadro costituzionale alle persone.

In che senso?

Siamo una democrazia fondata sulla Costituzione, nata da idee diverse che hanno trovato sintesi. E in questa sintesi, c’è una magistratura che garantisce tutti. Gli uffici giudiziari offrono un servizio alla cittadinanza, ma questo spesso non viene percepito e qualche momento di frustrazione, allora, si crea.

Cosa si porta dietro dell’esperienza in Sicilia?

È stata una delle mie prime attività e dovevo innanzitutto capire in cosa concretamente consistessero i fenomeni mafiosi e il motivo per cui avesse così tanto successo. Devi conoscere il modo di ragionare delle persone. È stata l’occasione in cui mi sono resa conto che aver superato tanti esami o letto tanti libri non basta. Devi comunque entrare in un territorio, capirlo e capire le persone. E questo vale ovunque, e così capisci anche che segnali di mafiosità li puoi trovare anche a Nord, come da qualche anno avviene.

E come rilevato dal processo Aemilia…

Quel processo nasce dalla raccolta e rielaborazione di vicende – molto sottovalutate e non capite fino in fondo – che si sono sviluppate sull’arco di almeno 20 anni. Grazie a una lettura fatta con occhi diversi dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna si è potuto rilevare quando radicato fosse il fenomeno ‘ndranghetista tra Reggio Emilia e Modena. Bisognava capirle con gli occhi giusti. E questo è stato possibile anche grazie a tutti quei magistrati che sono stati in Sicilia e hanno portato poi il loro sapere sul nostro territorio.

Quando pensa alla parola giustizia che immagine le viene in mente?

Ho un’immagine diversa da quella tradizionale che vuole la giustizia cieca e bendata. La penso come una porta aperta che conduce a un’aula nella quale tutti possono dire quello che devono dire perché c’è qualcuno che li ascolta e che alla fine trae le conclusioni. Un’immagine dunque aperta e vicina ai cittadini.

Samuele Marchi

IL PROGRAMMA

Il programma della manifestazione di domenica 25 giugno prenderà il via con la messa, alle 9, nella Basilica Cattedrale di San Pietro in Faenza celebrata dal Vescovo della diocesi di Faenza e Modigliana Mons. Mario Toso.

Alle 10, in corteo, preceduti dal gonfalone della città, ci si sposterà al teatro Masini dove, dopo i saluti istituzionali da parte del sindaco Massimo Isola e delle autorità, si procederà a presentare le due candidature. A seguire verranno assegnate le onorificenze.

Dopo questa parte il Rotary di Faenza assegnerà il Premio Ambiente 2023, iniziativa attiva dal 2016 rivolta a cittadini o associazioni che abbiano realizzato iniziative concrete rivolte alla qualificazione, nel territorio faentino, dei beni comuni.

Al termine della cerimonia, indicativamente attorno alle 11.30, ci si trasferirà nel Salone delle Bandiere del Palazzo Comunale, in piazza del Popolo 31, per l’Aperitivo d’onore per i premiati e i Faentini Lontani.