Un altro passo del cammino sinodale in cui la Chiesa è impegnata ormai da due anni. All’assemblea nazionale riunita a Roma il 25 e 26 maggio, i referenti delle diocesi di Imola, Faenza, Carpi, Ravenna e Cesena (o i loro sostituti) si sono confrontati e hanno deciso di uscire con il medesimo articolo sui rispettivi giornali diocesani. Non certo una scelta di comodo: scrivere una bozza, sottoporla gli uni agli altri, recepire le rispettive integrazioni, produrre l’approfondimento locale è stato più laborioso e lungo di una scrittura propria. Ma l’esperienza sinodale si fa solo insieme. Nell’incontro con i vescovi e i referenti diocesani riuniti assieme per la prima volta giovedì 25 maggio, papa Francesco ha lasciato alcune consegne. Lo ha fatto dopo aver ricordato che il cammino sinodale cominciò 60 anni fa «quando san Paolo VI, alla fine del Concilio, si è accorto che la Chiesa in occidente aveva perso la sinodalità. Per questo creò la segreteria per il Sinodo dei vescovi».
Anzitutto il Papa ci ha chiesto di continuare il cammino che «si deve fare» al passo dello Spirito. Ancora, di fare Chiesa insieme, una chiesa dove tutti siano discepoli, e ognuno possa sentirsi a casa. La terza consegna: essere Chiesa aperta, che chiama «tutti: giusti, peccatori, sani, malati, tutti, tutti, tutti». L’ultima consegna, essere una Chiesa «inquieta nelle inquietudini del nostro tempo» perché il grande nemico del cammino sinodale è la paura. E tutto questo senza temere l’azione dello Spirito che smuove le cose e spariglia le carte, come ha fatto a Pentecoste, anzi ricordando che lo Spirito è maestro dell’armonia, è capace di crearla come ha sempre fatto.
Il richiamo forte di papa Francesco: essere Chiesa aperta che chiama «tutti: giusti, peccatori, sani, malati, tutti, tutti, tutti»
L’incontro con papa Francesco, che nonostante la propria vulnerabilità (altra parola che ci ha invitato a prendere sul serio) ha voluto camminare con noi, è stato il momento più lieto della nostra assemblea nazionale. Non ci siamo taciuti resistenze, difficoltà e nodi del cammino, che continuano a rallentarci. Abbiamo iniziato a intravedere che, a mano a mano che si procede, si intravede una questione di stile, non tanto di contenuti: al centro della riflessione, sta non questo o quel tema, quanto il modo diverso di essere Chiesa missionaria. Cosa deve cambiare dentro di noi, delle nostre comunità, perché il Vangelo si veda? Anche dalle panoramiche offerte sul Sinodo universale (non dimentichiamo, è l’intera Chiesa coinvolta che cammino) così come dai tavoli di lavoro sinodali, emerge una Chiesa che continua a interrogarsi su come diffondere la gioia del Vangelo, che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù» (Evangelii Gaudium, 1). Con questa gioia nel cuore, vogliamo proseguire il cammino. Cosa ci aspetta ora? Anzitutto, la raccolta dei frutti dei gruppi sinodali che hanno lavorato quest’anno nelle nostre diocesi, la stesura di una sintesi diocesana, la consegna a Roma, e poi, a settembre, l’avvio della fase sapienziale, cruciale a livello di Chiesa universale che locale.
Al rientro da Roma, la sensazione che abbiamo provato è stata quella del ritorno a casa, alla Chiesa-casa. Sapendoci Chiesa che cammina con gioia, umiltà e creatività in questo nostro tempo, consapevoli della vulnerabilità di ciascuno e riconoscendo che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Soprattutto abbiamo bisogno di Dio.
a cura dei referenti Sinodo di Carpi, Imola, Faenza, Ravenna e Cesena